Fisco, lavoro, giustizia: la sinistra deve dare risposte, non basta il “correntone”. Schlein si appoggia ai fedelissimi

ELLY SCHLEIN POLITICO

A Montepulciano è nato il “correntone” titolano i giornali. Denominazione con cui fu indicata l’intesa tra tutte le componenti di sinistra al congresso dei Ds del 2001. Non ebbe fortuna quell’assemblaggio di gruppi fieri di proporsi come radicali, nettamente ostili a dirsi riformisti.

Nessuno nel Pd aveva messo esplicitamente in discussione la segreteria di Elly Schlein

Il passato che non passa? L’obiettivo della riunione a ben vedere è consistito nella riconferma della fiducia verso la segretaria da parte dei gruppi che l’avevano sostenuta tre anni or sono nel corso delle primarie per la leadership del partito democratico. In verità, nessuno nel Pd aveva messo esplicitamente in discussione la segreteria di Elly Schlein. Così come nessuno aveva proposto l’opportunità di una riflessione politica sul modo in cui affrontare la scelta del leader della coalizione. Tanto meno a farlo quel gruppo minuscolo e diviso che si proclama riformista ma di cui si nota spesso incertezza nel condurre la battaglia politica. La riconferma della fiducia alla segretaria si è accompagnata ad una richiesta che si potrebbe riassumere nei seguenti termini: cara Elly, non puoi pensare di continuare a dirigere il partito facendo affidamento solo su un gruppo di fedelissimi, ci siamo anche noi che, non lo si dimentichi, fummo essenziali per farti eleggere.

La questione di Montepulciano

Questa la questione politica emersa a Montepulciano, al netto del richiamo a rendere meno asfittica la vita democratica del Pd, formula cui si ricorre quando si intende porre il problema degli equilibri nella gestione del potere. Del resto, considerato che le elezioni e la scelta delle candidature si avvicinano era il caso, per “i radicali “del Pd, di mettere le mani avanti. E lo hanno fatto. In quanto alla leadership del “campo largo” non si è andati lontano dalla formula prevista dallo statuto e dal buon senso: tocca al leader del partito più forte, se non si accetta questo criterio si va alle primarie. Tanto basta per rassicurare Giuseppe Conte con le sue ambizioni.

L’occasione di una riflessione

Montepulciano poteva essere l’occasione per una riflessione sui lineamenti politici della coalizione che intende contendere alla destra la guida dell’Italia; per interrogarsi su come fare emergere il carattere costruttivo di un impianto programmatico in vista della sfida per il governo; per chiedersi come affrontare le sfide di “un mondo uscito dai cardini”. Nei giorni di Montepulciano osservatori attenti allo stato del Paese hanno ricordato che, negli ultimi dieci anni, l’Italia ha perso il 2,4 % della popolazione contro una crescita del 3,1% nell’area euro e, dal 2015, la produttività del lavoro è salita dello 0,7%, cinque volte meno dell’area euro.

Le risposte che deve dare la sinistra

Questioni cruciali per le sorti dell’Italia. Questioni che non si affrontano con i giochi di parole di chi si inventa che occorre essere radicali. Formula priva di senso e consolatoria, utilizzata a sinistra per alludere a presunti e velleitari contenuti di maggiore antagonismo. Andiamo al sodo. Per vincere la sfida per il governo occorre dimostrare con competenza e concretezza che il centro sinistra è in grado di fornire risposte convincenti al grande problema irrisolto della democrazia italiana. La mancanza di riforme di gangli vitali della realtà economica e sociale del Paese: fisco, spesa pubblica, mercato del lavoro, pubblica amministrazione, giustizia, formazione. Muovendo in questa direzione si affronta il tema della riduzione delle disuguaglianze. Su questo terreno andrebbe incalzata la destra, mostrata la sua debolezza. Questa la questione con cui fare i conti. È lecito dubitare che si vorranno fare?