Flotilla, il volto green e le mani sporche. Perché la barca è solo un strumento promozionale pro-Pal

È necessario chiarire subito che la Global Sumud Flotilla (GSF) non è una grande iniziativa navale umanitaria e a favore della pace, come è stata presentata da settimane al mondo, ma è uno strumento promozionale pro-Pal con legami con personaggi vicini ad Hamas. Greta Thunberg è solo il volto, la facciata di copertura di questa messinscena palesemente propagandistica e ideologicamente vicina all’estremismo palestinese.

La Flotilla è partita in più tranche, tra fine agosto e la prima metà di settembre 2025, dalla Malaysia, Catania, Barcellona, Genova e Tunisia. È composta da una quarantina di navi. Tunisi è diventata il porto di incontro a base logistica della Flotilla. La settimana scorsa, l’8 settembre una delle navi ormeggiate a Sidi Bou Said, in Tunisia appunto, è stata colpita da qualcosa che non si è capito cosa fosse, ma si può tranquillamente escludere che sia stato un drone come ha dichiarato invece l’equipaggio. L’ennesimo fake? Probabile… Ma il tentativo, o presunto tale, di fermare la Flotilla non è stato l’unico ostacolo alla navigazione. La giornalista italiana Francesca Del Vecchio del giornale “La Stampa” è stata fatta “scendere” dalla nave, con tanti saluti, per “ragioni di sicurezza” e per presunte condivisioni di informazioni sensibili: anche a un bambino di cinque anni la cosa avrebbe “puzzato di bruciato” di poca trasparenza dell’allegra brigata di marinai pacifisti. A oggi una parte delle navi è ancora ormeggiata per rifornimenti e “verifiche di sicurezza”.

Altre unità hanno invece iniziato a muoversi nel Mediterraneo in direzione di Gaza, dove l’obiettivo era l’arrivo entro metà settembre, ma come è evidente la scadenza non è stata rispettata e non c’è una data ufficiale di fine missione. Ogni spostamento in avanti sul calendario crea ulteriori tensioni internazionali e forti pressioni diplomatiche. Israele sostiene che la Flotilla non ha nulla di umanitario, è solo una iniziativa sostenuta da reti vicine a Hamas e ai Fratelli Musulmani. L’esito finale di questa iniziativa è incerto e personaggi come Greta Thunberg rischiano un processo penale in Israele, in quanto già espulsa una volta qualche mese fa con la prima edizione della Flotilla for Gaza. Anche Israele, già vittima di un isolamento internazionale e di un attacco mediatico di criminalizzazione senza precedenti (e nel mezzo dell’offensiva a Gaza city) si troverà a dover affrontare il tentativo delle navi della Flotilla di forzare il blocco navale israeliano di fronte a Gaza.

Questo tentativo va oltre il mero sforzo di dimostrare al mondo di potercela fare ad arrivare fino a Gaza: sta diventando sempre di più il teatro di una partita politica e diplomatica. Il governo israeliano dovrà decidere rapidamente se attuare una linea dura bloccando le navi e arrestando gli equipaggi come è suo diritto, oppure approntare un compromesso diplomatico, anche in considerazione della presenza di parlamentari a bordo delle navi, che preveda l’accompagnamento e la scorta della Flotilla sotto la sua responsabilità. Nei prossimi giorni lo scopriremo…