Forza Italia punta ad espandere il suo elettorato: il campo largo di Tajani è con gli ex-democristiani

Nella foto Antonio Tajani Ministro degli Esteri Italia Cernobbio - Italia - Cronaca Venerdì, 05 Settembre, 2025 (Foto di Marco Ottico/Lapresse) First day of the Ambrosetti TEHA Forum Cernobbio - Italy - News Friday, 05 Settember, 2025 (Photo by Marco Ottico/Lapresse)

Dopo il voto marchigiano e valdostano, Antonio Tajani, Vice Premier e Segretario nazionale di Forza Italia, aveva commentato dicendo che il suo partito, Forza Italia, stava diventando l’unico vero partito di centro nella cittadella politica italiana, in seguito alla trasformazione progressiva dell’alleanza di centro sinistra in una oggettiva e granitica coalizione di sinistra. Come, del resto, è diventato il “campo largo” a guida Schlein, Conte, Fratoianni/Bonelli/Salis e Landini. La riconferma in Calabria ottenuta dal fidato Occhiuto e la crescita del 2% in Toscana, nonostante l’insidia di Casa Riformista, evidenziano un momento favorevole per le formazioni più centrali e per Forza Italia.

Uno scenario in cui il populismo, di ogni matrice, non ripaga, come dimostrano i recenti fallimenti di Cinque Stelle e Lega. Visti i risultati, l’intero “campo largo”, alleanza basata sul massimalismo, il radicalismo e il populismo, dovrà muoversi con attenzione per evitare rovinose cadute, mentre Forza Italia potrà sfruttare l’occasione per espandere il suo elettorato. Partendo da questa considerazione, peraltro oggettiva, Tajani coglie nel segno quando sostiene che questo soggetto di centro espressione di una cultura politica analoga e all’interno di una cornice di coalizione, oggi può essere sostanzialmente un solo partito: e cioè Forza Italia. Un partito che declina un progetto politico centrista, riformista e di governo che rifugge da ogni sorta di massimalismo e di radicalismo – e men che meno da ogni deriva populista e qualunquista – e che, all’interno di una coalizione di governo, riesce a condizionare e orientare il progetto politico complessivo dell’alleanza stessa.

Ora, è proprio all’interno di questo quadro che si inserisce l’osservazione di Tajani sulla necessità e anche sull’ambizione di diventare il punto di riferimento politico ed elettorale del mondo ex democristiano. Ed anche ex socialista. Cioè di un’area culturale e politica – seppur con diverse sensibilità ed accenti – autenticamente democratica e riformista, che esprime una vera e credibile cultura di governo. L’esatto opposto, quindi, del movimentismo e dello spontaneismo – l’ormai celebre slogan della “fantasia al potere” – che sono diventati la cifra costitutiva ed essenziale della strategia politica del Pd di Schlein e di quasi tutta la coalizione di sinistra e progressista. E, per fermarsi all’area ex democristiana, non possiamo non ricordare che, al di là della quota di elettorato riconducibile ancora all’esperienza concreta vissuta con la Dc, si tratta di intercettare una sensibilità e anche e soprattutto una cultura politica che sono ancora ben presenti nella società italiana.

Certo, e come ovvio, tocca anche al partito di Forza Italia farsi carico, attraverso l’elaborazione del progetto politico, delle domande e delle indicazioni che provengono dall’area e dalla galassia ex democristiana. Che, è inutile negarlo, non ha più avuto – soprattutto dopo il profondo cambiamento intervenuto nel Pd rispetto alla sua intuizione originaria e alla mancanza di luoghi politici di riferimento in quella coalizione – interlocutori seri, politicamente affidabili e culturalmente coerenti in questi ultimi anni. Ecco perché, nel momento in cui Forza Italia xincrementa il suo bacino elettorale, al contempo ha il dovere politico anche di allargare la sua rappresentanza a quel mondo ex democristiano – ed ex socialista – che richiede, appunto, un rinnovato protagonismo della rispettiva cultura politica. Ed è anche per queste motivazioni che, in questa particolare stagione politica e alla luce delle profonde trasformazioni che sono intervenute nei partiti, si rende quantomai necessaria un’iniziativa politica che recuperi le antiche e sempre moderne culture politiche. A cominciare, appunto, da quella che comunemente viene chiamata area ex democristiana.