Francia, Gran Bretagna, Canada e Australia riconoscono la Palestina, ma i tempi non sono maturi: quello strumento di politica interna

British Prime Minister Keir Starmer, left, and France's President Emmanuel Macron participate in a meeting with President Donald Trump and Ukrainian President Volodymyr Zelenskyy in the East Room of the White House, Monday, Aug. 18, 2025, in Washington. (AP Photo/Alex Brandon)

Il perché di un atto simbolico in politica ha sempre una ragione che non è mai quella per cui apparentemente si è scelto di compierlo. La decisone di Francia e Gran Bretagna di riconoscere lo Stato della Palestina rientra perfettamente nel copione, e così l’hanno bollata gli Stati Uniti, che di certo non hanno gradito il salto nel vuoto di Macron e soprattutto di Starmer che si è trascinato un po’ di Commonwealth dietro di sé.

Alla decisone di Londra hanno fatto seguito ipso facto gli annunci di Canada e Australia. Una scelta appunto che al di là degli applausi e di un breve momento di sintonia con le piazze pro-Pal – che quei leader non mano – non avrà alcun esito e rischia di tramutarsi nell’ennesimo fallimento internazionale in Medio Oriente. Ad oggi le condizioni per la nascita di uno Stato Palestinese non esistono, e il rischio è quello di invalidare gli accordi di Oslo che ad oggi sono l’unica pietra ferma per un futuro stato palestinese. Ma contrariamente da quanto raccontato da Emmanuel Macron all’Assemblea Generale delle Nazioni Uniti i tempi non sono affatto “maturi”, al contrario non sono mai stati più sbagliati, e la storia recente dovrebbe invitare ad una seria riflessione.

La verità però è sotto gli occhi di tutti, e tanto Londra quanto Parigi hanno usato la politica estera e la Palestina come uno strumento di purissima politica interna. Sempre volendo analizzare tutti i Paesi europei che hanno scelto la linea del riconoscimento, Spagna inclusa, è facile scorgere come si tratti di esecutivi in crisi e leader più o meno sul viale del tramonto, per esaurimento di consensi. E nel caso della Gran Bretagna si finirebbe persino per scoprire che la maggioranza dei britannici non è d’accordo con la decisione del proprio governo. Riconoscere oggi la Palestina affermando che tale prospettiva vada pensata senza Hamas significa aver perso il contatto con la realtà.

E ciò accade quando la propaganda si sostituisce alla politica e i rigurgiti della piazza influenzano scelte che vanno assunte con la dovuta e necessaria freddezza. Perché in fondo tanto Macron quanto Starmer sanno bene che la loro decisione non avrà alcun beneficio fattivo per i Gazawi.