Tagliare il Bilancio, accelerare sulla crescita e aumentare le spese per la Difesa. Quella del governo francese rischia di essere un’impresa titanica, che per i più critici è già una “mission impossible”. Per il primo ministro, François Bayrou, l’indebitamento del Paese sta diventando un male ingestibile, “una maledizione” – ha detto il capo dell’esecutivo – che pesa sulle famiglie, sulle imprese e su tutta la Francia, e che “aumenta di 5mila euro al secondo”. I numeri sono allarmanti. L’economia stagna, l’incertezza globale è evidente. Parigi ha bisogno con urgenza di misure in grado di dare ossigeno alle proprie casse. Bayrou ha addirittura proposto l’abolizione di due festività: il Lunedì dell’Angelo, subito dopo Pasqua, e l’8 maggio, festa della vittoria nella Seconda guerra mondiale.
L’opposizione pronta alle barricate
Ma il primo ministro deve fare i conti con interessi difficili da far convivere. Il premier ha ricevuto il plauso del presidente Emmanuel Macron, che ha parlato di un piano “che ha la virtù del coraggio, dell’audacia, della lucidità e della considerazione degli obiettivi di investimento che la Francia deve raggiungere”. L’opposizione, a partire dalla destra di Marine Le Pen, è già pronta alle barricate, al punto che il ministro dell’Economia Éric Lombard ha detto di contare sul sostegno del Partito socialista. Ma il problema principale di Bayrou, non solo dal punto di vista economico ma anche politico, è quello di gestire un altro dossier: il parallelo aumento della spesa militare. Macron, prima della festa del 14 luglio, è stato cristallino. Il presidente francese ha ricordato l’importanza di una Francia in grado di proiettare la propria forza e di difendere i propri interessi e una libertà “mai così a rischio dopo il 1945”. E se il capo dell’Eliseo ha individuato nella Russia di Vladimir Putin la minaccia più importante alla sicurezza nazionale ed europea, adesso il tema è anche riuscire a bilanciare questo obiettivo con quello del risparmio.
Smarcarsi dalle direttive
La questione è complessa. Bayrou punta a risparmiare 40 miliardi di euro e a ridurre il deficit al 4,6% del Pil dal 2026. Il problema però è che Macron, proprio in virtù delle minacce segnalate alle proprie Forze armate, ha chiesto di stanziare altri 3,5 miliardi di euro per la Difesa. E il progetto macroniano è quello di arrivare a un budget per la Difesa raddoppiato rispetto a quando è entrato per la prima volta all’Eliseo. L’obiettivo del leader francese è alto. Anche perché, in un contesto caratterizzato dalle sfuriate di Donald Trump e dall’incertezza legata al sostegno Usa all’Ucraina, “le président” sta cercando anche di realizzare un’altra strategia: rafforzare l’industria nazionale francese smarcandosi dalle direttive della Casa Bianca.
Come ha rivelato Politico, infatti, l’incontro tra Trump e il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ha chiarito che molti Paesi europei sono già pronti ad acquistare armi americane da fornire a Kyiv. In prima linea c’è la Germania di Friedrich Merz, ma il via libera sarebbe confermato anche da parte dei Paesi Bassi, del Regno Unito e delle cancellerie scandinave. Diversa è invece la posizione della Francia, che si è sfilata immediatamente da questa iniziativa. E secondo le fonti del media americano, il motivo è che “Parigi intende continuare a investire nello sviluppo della propria industria bellica”.
Autonomia strategica
La battaglia di Macron è di vecchia data. L’inquilino dell’Eliseo già dai suoi primi mesi alla guida della Repubblica francese aveva parlato della necessità di una maggiore autonomia strategica europea. Tesi ribadita in particolare anni dopo, quando gli Stati Uniti decisero di abbandonare in autonomia l’Afghanistan nelle mani dei Talebani, costringendo gli alleati alla fuga da Kabul. Ma ora, con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, per Macron si uniscono interessi diversi. Il primo è quello di rafforzare la propria industria bellica, specialmente se chiede al Paese di accettare dei tagli alla spesa pubblica aumentando al contempo quella militare. Il secondo interesse è quello di ribadire ancora una volta il proprio desiderio di ergersi quale leader politico di un’Europa che appare in balia degli eventi ma anche dei repentini cambi di programma di The Donald a Washington. Necessità che però devono tenere conto anche di altre due esigenze: quella del sostegno all’Ucraina e quella di non irritare un presidente Usa che ha già mostrato di poter usare la leva dei dazi in qualsiasi momento.
