Francia, tre governi in un anno e i mercati non perdono tempo. Nasce la geopolitica predatoria

French President Emmanuel Macron waits for Jordan's Crown Prince Hussein at the presidential Elysee Palace, Wednesday, Oct. 8, 2025 in Paris. (AP Photo/Michel Euler) Associated Press/LaPresse

La Francia è di nuovo nel caos. Il premier Sébastien Lecornu si è dimesso poche ore dopo il giuramento, portando a tre il numero dei governi francesi collassati in meno di un anno. La sua permanenza all’Eliseo è durata così poco che Liz Truss, al confronto, sembra un monumento alla stabilità istituzionale.

Il leader del Rassemblement National, Jordan Bardella, ha fiutato il sangue e chiesto a Macron di sciogliere l’Assemblea nazionale e andare al voto. I mercati non hanno perso tempo. Il rendimento del decennale francese (OAT) è balzato al 3,57%, contro il 2,72% del Bund. Risultato: lo spread OAT-Bund è arrivato a 85 punti base, più ampio di quello tra Italia e Germania. Un paradosso impensabile fino a ieri: Roma come nuova isola di stabilità politica in Europa, mentre Parigi si sbriciola. Nel frattempo, i vincitori del lunedì sono stati i soliti due rifugi della paura: dollaro e oro. Il Dollar Index è salito dello 0,39%, mentre il metallo giallo ha toccato un nuovo record assoluto a 3.960 $/oncia (+1,92%). Negli Stati Uniti, l’S&P 500 ha segnato un nuovo massimo a 6.740 punti, trascinato dal +24% di AMD dopo l’annuncio della partnership con OpenAI: un accordo miliardario per costruire data center alimentati da chip AMD. OpenAI acquisterà chip per 6 gigawatt e riceverà 160 milioni di warrant sulle azioni AMD al raggiungimento di certi obiettivi.

È la nuova circolarità tossica della bolla AI: le aziende investono l’una nell’altra per comprare i propri prodotti. Lo schema è lo stesso di NVIDIA, che ha stanziato 100 miliardi di dollari in OpenAI — soldi che, guarda caso, finiranno per acquistare… chip NVIDIA. Non stupisce quindi che oro e azioni si muovano insieme: gli investitori, soprattutto in Europa, stanno adottando il cosiddetto “portafoglio turco” — 50% oro, 50% equity — perché i mercati sviluppati si comportano ormai come emergenti. Gli scettici dell’AI parlano apertamente di bolla dot-com 2.0: stesso linguaggio messianico, stessa illusione di una “nuova era”, stesse valutazioni stellari. Ma c’è una differenza: questa volta le aziende fanno davvero utili. E forse ha senso pagarle care, se il vero rischio non è la recessione ma l’esplosione fiscale degli Stati. Quando il debito diventa sistemico, l’unica via d’uscita è l’inflazione generalizzata, che cancella salari e risparmi.

L’oro — e, in parte, anche azioni e immobili — sta lanciando questo segnale: l’inflazione reale è già in corso, anche se i governi fingono di non vederla. Chi pensa che la corsa dell’oro sia solo frutto degli acquisti delle banche centrali emergenti sbaglia la domanda. Il punto non è chi compra, ma perché compra. Il sistema del commercio globale liberalizzato che per decenni ha tenuto a bada i prezzi si sta sgretolando, e le banche centrali si stanno attrezzando al ritorno dell’instabilità. Chi osserva i mercati da anni lo sa: l’era del libero scambio è finita. La nuova normalità è quella della geoeconomia predatoria, dove a contare non sono più le regole del WTO ma il potere di coercizione economica. Benvenuti nel nuovo medioevo globale, dove vale una sola legge: mangia, o sarai mangiato.