Gasdotto danneggiato in Finlandia, Cremlino: “Notizia allarmante”. La Nato promette una risposta forte

Prima la fine delle indagini, poi le misure necessarie per affrontare quello che potrebbe essere un pesante attacco ad infrastrutture critiche europee. È la linea del governo della Finlandia, dopo la scoperta dei danni al gasdotto Balticconnector. Ieri erano stati il presidente finlandese Niinisto e il premier Orpo a predicare calma, oggi la ministra degli Esteri Elina Valtonen: “Una volta completata l’indagine e avendo tutte le informazioni possibili, potremo procedere con possibili ulteriori azioni“.

Una linea simile a quella tenuta dall’Estonia. La presidente Alan Karis ha infatti ribadito di aspettarsi delle risposte dai controlli che si stanno svolgendo. “Sappiamo che le cause dell’incidente non sono naturali, ma conseguenza di attività umana. Chi, perché e come? È stata negligenza o è stato intenzionale?“, si è chiesta Karis.

Certo è che il gasdotto tra Finlandia ed Estonia è danneggiato, così come il cavo per le telecomunicazioni collegato ad esso. I sismologi norvegesi della Norsar hanno registrato una “probabile esplosione” poco prima dell’inizio della perdita di gas dalla condotta, avvenuta nella notte tra sabato e domenica scorsa. E i tempi per una rimessa in funzione non saranno brevi, come confermato dall’operatore finlandese Gasgrid che ha parlato di almeno cinque mesi per le necessarie riparazioni.

Il gasdotto costruito coi soldi europei

L’infrastruttura è (o era) l’unica che collega la Finlandia con l’Unione Europea, tramite appunto l’Estonia: 152 chilometri, di cui circa la metà sottomarini tra le città costiere di Inga e Paldiski. Il Balticconnector è entrato in funzione all’inizio del 2020, con l’obiettivo di smarcare la Finlandia dalla Russia per quanto riguarda le importazioni di gas.

La sua costruzione è stata resa possibile anche grazie ai finanziamenti europei del Connecting Europe Facility, il programma europeo per le infrastrutture energetiche, che ne ha sostenuto studio e lavori iniziali. Una scelta dettata dall’importanza strategica dell’infrastruttura e l’interesse della comunità europea a portarlo a termine. Per questo da Bruxelles sono stati erogati 187,5 milioni di euro, coprendo il 75% dei costi di costruzione.

Nel giorno in cui è diventato operativo, dalla Commissione europea si festeggiava perché il gasdotto avrebbe messo fine all’isolamento della Finlandia dal mercato del gas dell’Ue. Ora, con il probabile sabotaggio, si torna ai livelli precedenti.

Le risposte da Europa e Nato

Ieri erano arrivate le dichiarazioni di sostegno da parte delle istituzioni europee a Finlandia ed Estonia, così come quelle del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. Oggi lo stesso Stoltenberg ha chiarito la posizione dell’Alleanza Atlantica: “Se si dimostrasse essere un attacco deliberato alle infrastrutture critiche della Nato, allora sarà molto grave e produrrà una risposta unita e determinata da parte dell’Alleanza stessa”.

I toni si stanno scaldando, d’altronde potrebbe trattarsi di un attacco a un’infrastruttura strategica europea tra due Paesi membri della Nato in un periodo in cui la sicurezza energetica è tra le priorità di Stati e organizzazioni dopo le conseguenze dell’invasione della Russia in Ucraina. Oltre l’escalation in Israele e il conflitto in Ucraina, il tema del Balticconnector sarà al centro delle discussioni nel vertice dei ministri della Difesa Nato di queste ore.

La reazione della Russia

Da Mosca è arrivata oggi la prima reazione, per bocca di Dmitry Peskov. Il portavoce del Cremlino ha definito “allarmante” la notizia di un possibile sabotaggio e ovviamente ha fatto riferimento al caso precedente del Nord Stream 2, il gasdotto che avrebbe dovuto collegare Russia e Germania, esploso poco più di un anno fa per un’azione esterna, forse organizzata dall’Ucraina.

Il caso del Nord Stream 2, al netto dei responsabili ufficiali ancora sconosciuti, aveva messo in luce le vulnerabilità di tali infrastrutture energetiche, troppo esposte a possibili attacchi esterni voluti da competitor o nemici. Una criticità su cui l’Ue e l’Alleanza Atlantica avevano promesso di agire. Se, però, dovesse essere confermata l’ipotesi del sabotaggio del Balticconnector, sarebbe la prova dell’utilizzo sempre più costante e quotidiano di tecniche e azioni di guerra ibrida da parte di attori internazionali. E anche dell’incapacità degli europei di provvedere alla sicurezza dei propri asset.