Gaza, Houthi e Sudan, il ruolo chiave dell’Egitto più importante dei debiti accumulati da al-Sisi

L’accordo fra Egitto ed Unione Europea ha riempito le pagine dei giornali nei giorni scorsi richiamando l’attenzione su questo nuovo memorandum fra Europa ed un paese nordafricano, sulla falsariga di quello già visto l’estate scorsa con la Tunisia. I due paesi sono indubbiamente molto diversi ed una stretta relazione con l’Egitto è basilare per gli equilibri dell’Europa meridionale. Per questo motivo insieme alla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, al Presidente del Consiglio d’Europa il primo ministro belga Alexander De Croo, al cancelliere austriaco Karl Nehammer e a Giorgia Meloni erano presenti anche i premier di Grecia e Cipro, stati direttamente coinvolti in tutto ciò che accade nel Mediterraneo.

Ma l’Egitto guidato con fermezza dal generale Abdel- Fattah al-Sisi è un gigante regionale con i piedi d’argilla e si trova in una posizione delicatissima. Il Cairo ha visto crescere la sua popolazione in maniera esponenziale sfiorando i 110 milioni di abitanti con una riduzione del terreno coltivabile ormai sotto il 10%. L’Egitto importa la maggioranza del suo fabbisogno alimentare divenendo sempre più dipendente dai grandi produttori di cereali, alimento base dell’alimentazione egiziana. Ma il paese è cruciale per gli equilibri dell’intera area ed è in prima linea nella trattative di pace a Gaza.

L’Egitto affronta contemporaneamente alla crisi nella striscia, la guerra civile in Sudan che va avanti da quasi un anno e che ha riversato nel paese milioni di profughi. Senza dimenticare la situazione ad ovest, nel teatro libico, dove restano in piedi due governi ed un’estrema instabilità con il Cairo che fa la sua parte anche nell’influenza la politica interna della Libia. A questo complesso quadro va aggiunto il Mar Rosso dove gli Houthi continuano ad attaccare navi militari e civili, mettendo in crisi il commercio e facendo crollare del 50% il transito attraverso il Canale di Suez. Per il paese governato da Abdel-Fattah al-Sisi il passaggio da Suez è la prima fonte di introito ed il turismo la seconda. La guerra ha così pesantemente minato la già fragile economia egiziana che ha visto tutto il comparto dei trasporti e del turismo andare in crisi.

La posizione di paese stabile ed affidabile ha permesso al Cairo di ottenere enormi prestiti con poche garanzie. I primi a finanziare l’Egitto sono stati gli Emirati Arabi e l’Arabia Saudita che detengono il 25% del debito egiziano, poi, sotto spinta degli Stati Uniti, sono arrivati i prestiti del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale. Ultima l’Unione Europea che si è presentata al Cairo con 7,4 miliardi di euro per puntellare l’economia nazionale. Un enorme flusso di denaro che mantiene in piedi l’apparato statale, ma che il paese delle piramidi non potrà mai restituire. La sterlina egiziana continua a perdere potere d’acquisto ed il debito ha superato il 90% del Pil. Nei prossimi due anni l’Egitto dovrebbe ripagare circa 50 miliardi di dollari, ma vista la sua strategica posizione geopolitica nessuno richiederà mai al Cairo di ripianare un debito impossibile.