“C’è una marea di sordi da spartirsi“, in quello che il gip di Perugia Natalia Giubilei definisce “un gruppo ben strutturato”. Il gruppo in questione è quello capitanato dal giudice per le indagini preliminari di Latina Giorgia Castriota, arrestata giovedì 20 aprile insieme ai consulenti Silvano Ferraro, con cui la gip aveva una relazione, e Stefania Vitto, i primi due in carcere e la terza posta invece ai domiciliari.
Parole intercettate dalla guardia di finanza nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’arresto della 45enne Castriota: le accuse nei confronti dei tre sono a vario titolo di corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, corruzione in atti giudiziari e induzione indebita a dare o promettere utilità.
Indagine nata dalla denuncia sporta dal rappresentante legale pro tempore di alcune società, tutte riconducibili allo stesso gruppo operante nel settore della logistica, sotto sequestro per reati tributari nell’ambito di un’inchiesta portata avanti proprio dalla Procura di Latina.
L’imprenditore ha evidenziato, nella sua denuncia, “condotte non trasparenti e irregolarità nella gestione dei compendi aziendali” sequestrati da parte dei consulenti con l’avanzo del gip. L’attività di indagine, portata avanti anche con intercettazioni, ha permesso di ricostruire rapporti amicali molto stretti tra il giudice e i due consulenti, un rapporto che, sottolinea la Procura di Perugia, “dovrebbe impedire, per legge di accettare o conferire incarichi di amministratore giudiziario e coadiutore, nel caso in cui il rapporto amicale con il magistrato è caratterizzato da assidua frequentazione“.
Secondo l’indagine della Procura di Perugia guidata da Raffaele Cantone “la personalità che è emersa relativamente alla Castriota è quella di una donna che ha bisogno di soldi, ma non perché il suo stipendio sia oggettivamente basso, ma perché si ostina a voler vivere al di sopra delle proprie possibilità economiche né la stessa sembra voler rinunciare all’acquisto di oggetti di lusso, come gioielli o orologi. In questo ambito ha quindi pensato di sfruttare il proprio ruolo per lucrare sulle nomine del compagno e di amici, dai quali farsi poi remunerare quale atto dovuto”.
Come emergerebbe anche dalle intercettazioni riportate dall’Agi: “La chiarezza delle intercettazioni è lampante – scrive il gip -, arrivando a domandare alla domestica che “interceda” presso Ferraro per farsi dare ‘qualche soldino in più’”.
In violazione della legge, nonostante il rapporto sentimentale con Ferraro e quello amicale con Vitto, la gip di Latina non avrebbe esitato a nominarli amministratori giudiziari e coadiutori. Dai due consulenti Castriota avrebbe in cambio ricevuto una sorta di stipendio mensile, ma anche un lungo elenco di beni e altre utilità.
Tra questi denaro, un Rolex da 6mila euro, l’affitto di una casa a Roma dove viveva nonostante l’incarico a Latina, un abbonamento alla Roma presso lo stadio Olimpico in tribuna autorità dal valore di oltre 4mila euro, oltre a vestite e borse di note marche.
Stile di vita rimarcato in una conversazione intercettata con una amica, riportata dal Corriere della Sera: “Volevo comprarmi il dado di Bulgari che costa intorno ai 1800 euro… ho detto quasi quasi… Poi se mi avanza qualche soldino, te lo dico, me volevo compra? un Rolex di secondo polso. Magari sui 20mila, ed estinguo le rate della macchina”. A spese di Ferraro Castriota e una amica vanno anche New York e progettano una seconda trasvolata a Los Angeles o una crociera sul Nilo.
