Giustizia, ai giovani chiedo “Preferite un caffè o diventare avvocati?”

Una provocazione? No, è la realtà che vivono ogni giorno centinaia di giovani avvocati, tra il difficile e agognato desiderio di raggiungere la professione dei loro sogni e lo scontro con la realtà fatta di formazione lacunosa, dal punto di vista pratico della professione e retribuzione per la quasi totale maggioranza assente.

Il percorso di studi in Giurisprudenza è un corso di studio dalla durata “ufficiale” di cinque anni, ma “ufficiosa” in media di 7-8 anni. Un lungo periodo fatto di sacrifici. Qualcuno potrebbe dire che è importante avere basi solide, per costruire dapprima la propria vita e dipoi carriera lavorativa dei sogni. Non quando si studiano più di 30 esami solo teorici e neppure uno di tutti questi si avvicina alla pratica.

Conseguito il titolo, inizia il gioco della “roulette russa”. Se da un lato è difficile trovare uno studio legale che formi seriamente un praticante, dall’altro lato è un lasso di tempo ampio di lavoro e formazione, privo di retribuzione, seppure sia proprio la nostra carta costituzione a sancire all’art. 36 il diritto di ogni lavoratore. Purtuttavia dalla piaga dello sfruttamento non scampa nessuno, per la maggior parte di questi giovani una giornata di lavoro vale poco più di un caffè.

E allora perché non provare a risolvere almeno in parte tali problematiche provando a riformare lo studio presso la facoltà di giurisprudenza, immaginando di trasferire il praticantato nell’università, mediante la realizzazione di laboratori pratici, fatti di vera e propria pratica, dal quarto anno accademico con la collaborazione costante di studi legali convenzionati negli più svariati ambiti della materia giuridica con esame finale. In seguito, il giovane laureato potrebbe decidere di iscriversi presso un albo apposito relativo al ramo di specializzazione dell’attività forense conseguita. In questo modo si evitano i “tuttologi” e si otterrebbero giovani professionisti specializzati e non più adatti solo a far fotocopie.