Nel Sì&No del giorno, spazio al dibattito sull’invito, da parte di Marcello Foa, ad un medico no Vax, durante lo spazio della sua trasmissione, in onda su Radio Rai. Abbiamo chiesto se sia stato opportuno o meno invitarlo al filosofo Diego Fusaro, che lo ritiene giusto, e ad Ivan Scalfarotto, senatore Iv, che lo ritiene sbagliato.
Qui di seguito, l’opinione di Ivan Scalfarotto.
“Mi ascolti: i fatti alternativi non sono fatti. Sono menzogne”. Fu così che, pochi giorni dopo l’inizio della presidenza Trump, il giornalista dalle NBC Chuck Todd rispose a Kellyanne Conway, la consulente del Presidente che stava cercando di giustificare le affermazioni della Casa Bianca secondo le quali la cerimonia del giuramento di qualche giorno prima era stata la più partecipata della storia. Una menzogna, appunto.
Fino a che la retorica degli “alternative facts” non ha preso il sopravvento, la deontologia professionale dei giornalisti non ha mai aspirato a raccontare i fatti secondo un principio di oggettività assoluta. Però i fatti sono sempre stati i fatti: un evento si poteva raccontare, leggere e interpretare in vario modo, ma la stampa ha sempre condiviso e testimoniato l’idea che si dovesse partire da un determinato accadimento (il cui verificarsi fosse indiscusso: la notizia), per poter poi addivenire a conclusioni anche lontanissime.
Da quando Conway ci ha invece introdotto al mondo dei “fatti alternativi”, abbiamo imparato che la notizia che si dà e si discute può anche essere completamente falsa, inesistente, inventata. Esiste la realtà, poi esiste la realtà alternativa. E quindi non esiste più nulla di concreto, più nulla di scientifico, più nulla di misurabile. E così vale ogni teoria del complotto, ogni ricostruzione assurda: tutto può essere raccontato e distribuito, tutto può essere ricostruito in modo alternativo.
I vaccini sono stati l’esempio più eclatante e più pericoloso di questa tendenza dell’informazione, ed è stato un meccanismo di “alternative facts” ancora più pericoloso del solito perché dai vaccini è dipesa la vita di un pezzo consistente dell’umanità. Non sapremo mai quante persone sono state salvate dai vaccini, ma sappiamo quante persone sono morte a causa dell’epidemia da Covid-19: quando a maggio di quest’anno l’OMS ha dichiarato la fine della pandemia, il suo direttore generale, Tedros Ghebreyesus, ha detto che i numeri ufficiali sono di 7 milioni di morti ma che la stima dell’OMS delle vittime reali è di tre volte superiore: 20 milioni di esseri umani.
E nonostante questo, sui media ufficiali e soprattutto sui social il numero di “fatti alternativi” diffusi durante la pandemia è stato vastissimo, si sono sentite diffondere ogni genere di leggende metropolitane, al punto che il ministero della salute e molti assessorati regionali hanno dovuto creare sezioni dei propri siti istituzionale per smontarle una a una.
Tra i principali diffusori di queste bufale, paradossalmente, anche alcuni medici come Massimo Citro della Riva, l’ospite in radio di Marcello Foa. Per Citro dalla Riva il Covid è stata «la più grande farsa della storia messa in atto per instaurare un regime mondiale» e grazie a Foa ha avuto la possibilità di dire liberamente dalle onde radio della Rai che con i vaccini “si introduce nell’organismo una pericolosa tossina che produce tutti i danni che stiamo vedendo e che sono anche in letteratura, sono all’ordine del giorno”.
Affermazioni prive di un qualsiasi fondamento scientifico, diffuse dalla RAI, dal servizio pubblico, dalla più grande azienda culturale del Paese. Diffuse a un pubblico che della Rai si fida e che pensa che qualcosa detta in radio o in televisione sia per questo vera e verificabile. Che sia una notizia di cui fidarsi.
Prima del tempo degli “alternative facts”, la Rai non avrebbe invitato un medico sospeso dall’ordine dei medici per parlare di medicina ai suoi ascoltatori. E se fosse capitato per caso, il giornalista lo avrebbe immediatamente ripreso, riportandolo in fretta alla notizia, al fatto vero, certo, verificato. Ma il giornalista era Marcello Foa, uno non estraneo al concetto dei fatti alternativi, spesso oggetto per i suoi articoli delle attenzioni di David Puente, un blogger esperto di “debunking”. Secondo i dizionari “la pratica di mettere in dubbio o smentire, basandosi su metodologie scientifiche, affermazioni false, esagerate o antiscientifiche”.
