Guerra, una continua questione di affari: se gli Usa incassano e l’Europa paga

Foto Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse 18/08/2025 Washington, Usa Politica La premier Meloni alla Casa Bianca per il Vertice Usa-Ucraina-UE con Trunp ,Zelensky e i leider europei. DISTRIBUTION FREE OF CHARGE - NOT FOR SALE - Obbligatorio citare la fonte LaPresse/Palazzo Chigi/Filippo Attili

La guerra è sempre questione di affari: che piaccia oppure no. E anche il conflitto russo-ucraino rientra nella casistica delle ostilità che hanno molti risvolti economici. Se si volesse tracciare ad oggi un bilancio, emergerebbe un chiaro vincitore dal punto di vista economico finanziario e una serie di perdenti. Il vincitore, senza alcuna ombra di dubbio, è rappresentato dagli Stati Uniti. Ci sono una serie di dati che confermano questa lettura. A cominciare dal gas liquefatto che gli Usa hanno venduto all’Europa dal 2022.

Tagliando le forniture con la Russia per via delle sanzioni, il vecchio Continente ha avuto una incredibile fame di energia per nutrire le proprie industrie e mantenere gli standard di vita dei propri cittadini. Dal 2022 ad oggi la vendita di Gnl da Washington verso l’Europa è praticamente triplicata. Con l’aumento dei volumi si sono avuti anche enormi profitti per le aziende a stelle e strisce che si occupano di questo settore. I Paesi europei hanno speso, in media, quasi 17 miliardi di euro all’anno per importare energia.

Non solo. Anche il settore americano delle armi ha fatto affari fiorenti con l’industria bellica europea. Nel triennio considerato, gli acquisti aggiuntivi degli Stati membri dell’Unione europea di armi made in Usa è cresciuto di circa 12 miliardi di euro l’anno. Una cifra enorme destinata a crescere con l’impegno dei Paesi della Nato di raggiungere il 5 per cento del prodotto interno lordo per le spese della Difesa. Sempre a proposito di armi: per garantire la difesa dell’Ucraina nella fase post pace, che auguriamoci arriverà presta, Kiev comprerà dagli Usa circa 100 miliardi di euro per la propria difesa. La domanda a cui non c’è ancora risposta è: chi darà questi soldi al Paese di Zelensky vista la disastrata situazione dell’economia sotto bombardamento di Mosca? La risposta non detta è ovviamente: l’Europa.

Ci sono però altri “prezzi” che l’Unione ha pagato a causa del conflitto avviato da Mosca. Anzitutto la crescita dei costi energetici. Il petrolio e il gas che arrivava dalla Russia tramite i gasdotti ha prezzi mediamente bassi mentre il Gnl registra costi di trasporto e di stoccaggio molto più alti. Si calcola che, in media, i costi energetici siano aumentati di almeno il 30 per cento per gli europei con punte in Germania e Italia quasi vicine al 40 per cento. Tutta Europa, inoltre, è ancora avvolta da una fase di stagnazione economica di cui non si vede la fine. Questo, a onor del vero, non è solo frutto del conflitto ma anche della politica commerciale americane di imporre dazi agli “amici” che ha, in pratica, affossato la globalizzazione come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi.

Le prospettive non sono migliori. I debiti pubblici stanno salendo pericolosamente trainati dalla spesa delle armi, che sarà spinta ancora di più dalla possibilità per gli Stati membri di escluderla dal patto di stabilità. I consumi interni languono e l’export è messo a serio rischio, oltre che dai dazi, dal dollaro debole. Insomma, un quadro non proprio confortante e non solo per la minaccia russa.