Guerre e crisi, l’allarme di Dimon (JPMorgan): “Periodo più pericoloso che mondo abbia mai visto negli ultimi decenni”

Questo che stiamo vivendo “potrebbe essere il periodo più pericoloso che il mondo ha visto da decenni“. Parole di Jamie Dimon, amministratore delegato di JPMorgan, la multinazionale statunitense di servizi finanziari con sede a New York, una delle banche Big Four statunitensi insieme a Bank of America, Citigroup e Wells Fargo, ed è la più grande banca al mondo con una capitalizzazione di mercato di oltre 420 miliardi di dollari.

I risultati di JPMorgan (video) “sono stati solidi nel terzo trimestre”, con un incremento dei profitti, dei margini e degli indicatori patrimoniali ma, a preoccupare Dimon, è la congiuntura macroeconomica e geopolitica globale. “Attualmente, i consumatori e le imprese statunitensi rimangono in buona salute. Tuttavia, la persistente tensione del mercato del lavoro e i livelli di debito pubblico estremamente elevati, con il più grande deficit fiscale mai registrato in tempo di pace, aumentano il rischio che l’inflazione rimanga elevata e che i tassi di interesse crescano ulteriormente”, ha aggiunto Dimon. Inoltre “non conosciamo ancora le conseguenze a lungo termine dell’inasprimento quantitativo” e “la guerra in Ucraina, a cui si aggiungono gli attacchi della scorsa settimana a Israele, potrebbe avere impatti di vasta portata sui mercati energetici e alimentari, sul commercio globale e sulle relazioni geopolitiche”.

Per tale motivo “potrebbe essere il periodo più pericoloso che il mondo a visto in decenni. Mentre speriamo per il meglio, ci prepariamo a qualunque scenario, in modo da poter portare sempre risultati ai clienti, a prescindere dal contesto in cui si trovano”. Tuttavia, la banca più grande del mondo – con quasi 3,9 trilioni di dollari di asset – ha superato le aspettative degli analisti lo scorso trimestre: ha riportato un utile di 4,33 dollari per azione rispetto ai 3,90 dollari attesi dagli analisti. Secondo i dati di Refinitiv, i ricavi sono stati pari a 39,9 miliardi di dollari, battendo i 39,57 miliardi di dollari previsti.