Guinea: col referendum cambia la Costituzione, ma il Paese è affossato dai problemi economici. In Mali i golpisti corrono ai ripari

Referendum Guinea Associated Press LaPresse

Il referendum costituzionale voluto dalla giunta militare al potere in Guinea ha ottenuto il 90% dei voti favorevoli ad un cambio della costituzione guineana. Questa votazione referendaria permetterà al colonnello Mamady Doumbouya, autopromosso generale e al potere a Conakry dal 2021, di correre alle elezioni presidenziali che si terranno nel 2026, ma ancora senza data precisa. L’affluenza nel Paese africano è stata del 92% degli aventi diritto al voto e soltanto il 9% si è espresso in maniera contraria. Tutta l’opposizione ha invitato la popolazione a boicottare questo appuntamento elettorale, ma dopo lo scioglimento di ben 53 partiti di opposizione, in Guinea non esistono più voci dissonanti da quella della giunta golpista al potere.

I problemi della Guinea

La Guinea, nonostante le importanti risorse minerarie di bauxite, argento e manganese, ha enormi problemi economici e stando ai dati del Programma Alimentare Mondiale oltre la metà della popolazione di 15 milioni di abitanti sta vivendo livelli senza precedenti di povertà ed insicurezza alimentare. Il generale Doumbouya aveva più volte pubblicamente dichiarato che non si sarebbe candidato, ma sembra che abbia cambiato idea per il “bene della nazione”. Questa riforma porta il mandato presidenziale da 5 a 7 anni, rinnovabile 3 volte invece che 2 e da al presidente la possibilità di nominare un terzo dei senatori senza che passino dal voto popolare. L’uomo forte di Conakry si è impegnato molto in questa campagna elettorale inondando la capitale con letture del Corano, concerti reggae e veglie di preghiera in sostegno del leader militare. In tutti i quartieri della città erano stati nominati dei responsabili che distribuivano magliette con il volto di Doumbouya ed organizzavano comizi improvvisati per la strada per lodare quanto di buono stesse facendo la dittatura militare.  Gli ultimi 3 importanti partiti di opposizione sono stati sospesi 3 settimane prima della tornata elettorale, dichiarando fuorilegge qualsiasi loro tentativo di organizzare un comizio o parlare in pubblico. Nonostante gli appelli dei pochi leader che si oppongono alla giunta, la popolazione ha partecipato volontariamente riponendo molta fiducia nei militari.

I golpisti del Mali in difficoltà

Se la giunta militare guineana continua ad avere l’approvazione popolare, i golpisti del Mali sono invece in estrema difficoltà. I fondamentalisti islamici di al Qaeda e dello Stato Islamico infatti stanno dilagando in tutte le province settentrionali e centrali dello stato africano che nonostante il costante supporto dei mercenari russi dell’ex Wagner Group, ridenominato Africa Corps, inanellano una sconfitta dopo l’altra. Da fine agosto la situazione è addirittura peggiorata e in numerose località vicine alla capitale Bamako i miliziani hanno imposto il pagamento di tasse e la legge coranica alla popolazione, in cambio di protezione. I jihadisti hanno anche  il blocco totale imposto dai miliziani sulle località di Kayes e Nioro, in maniera da ostacolare «l’invio di cibo, medicine e militari» in aree vicine ai confini con il Senegal e la Mauritania, vitali per la sopravvivenza dell’economia maliana. I terroristi hanno aumentato il loro raggio d’azione e adesso con i droni che si sono procurati possono arrivare a colpire anche la capitale del Mali, dimostrando il totale fallimento della Russia nel Sahel.