L’incontro di domani in Vaticano del presidente di Israele Isaac Herzog con Papa Leone XIV è una gran buona notizia. E’ innanzitutto il segno della preoccupazione della S. Sede per la nuova ondata di antisemitismo in Europa. Un fenomeno dalle molte facce, alimentato dalla menzogna del genocidio di Gaza, propalata anche da taluni intellettuali ebrei e cristiani ma soprattutto dai potenti movimenti woke e dai media progressisti, che ha capovolto totalmente il rapporto tra aggrediti e aggressori col nascondere il grande piano di annientamento degli ebrei progettato dall’asse del male: Iran, Hezbollah, Hamas, Houthy.
La condanna dell’antisemitismo
Al centro dell’incontro sarà dunque la condanna dell’antisemitismo ma ancor più la riconferma e l’allargamento del dialogo ebraico-cristiano, che ha il suo pilastro nell’enciclica Nostra Aetate e che tuttavia è sempre minacciato, in ambito cristiano, da derive marcioniste. In concreto dovrebbe parlarsi della conferma e del rilancio dei Trattati di mutuo riconoscimento tra Israele e S. Sede così fortemente voluti da Giovanni Paolo II e poi sostenuti con forza da Benedetto XVI. Trattati che comprendono le garanzie religiose per i cristiani in Medio Oriente. Garanzie da rafforzare ma ben presenti in Israele e invece assai meno negli altri Paesi dell’area.
Speranza
Naturalmente l’incontro riguarderà anche la dolorosa situazione di Gaza e le gravi condizioni dei suoi abitanti. Qui la Chiesa cattolica non può che svolgere un’azione di stimolo e di testimonianza. Qui la parola chiave è quella della speranza. Quella propria dell’anno giubilare e quella che anima oggi la presenza della Chiesa cattolica in Gaza. Un tempo, in Italia, Paolo VI esortò i terroristi delle Brigate rosse a rilasciare Aldo Moro senza condizioni. La risposta fu negativa. Difficile immaginare che una analoga richiesta venga oggi esplicitamente rivolta ad Hamas. Solo implicitamente l’incontro di domani potrebbe contenere un tale messaggio. Primizia di un possibile percorso di pace, incentrato sul dialogo tra religioni.
Un dialogo, quello tra le religioni, per sua natura lento ma forse l’unico in grado, in Medio Oriente come nell’est Europa, di far germogliare veri semi di riconciliazione tra civiltà diverse ma tutte così umanamente ricche e perciò degne di riconoscimento e rispetto.
