L’ultima partita che ho seguito con papà è stata Napoli-Torino del 17 ottobre. Lui era seduto in poltrona, io sulla sedia accanto. Ricordo che avevo lavorato molto quel giorno e durante il match me ne stavo con il cellulare in mano scrivendo messaggi su WhatsApp. Papà mi disse: “Eva ma che te ne fott’ r’o telefono, guardati ‘a partita!”. Al goal di Oshimen saltò dalla poltrona per esultare e ci abbracciammo forte. Conservo questo ricordo con amore, lo stesso con il quale realizzavamo il fotoromanzo sul Napoli e i suoi protagonisti, “Un posto al San Paolo”, per il Riformista Napoli. Papà scriveva la sceneggiatura, io curavo la grafica. Era un momento meraviglioso in cui lavoravamo in perfetta sinergia: ricerche, confronti, studi approfonditi, modifiche, attenzione ai dettagli… ma anche tantissime risate.

Da un po’ mi raccontava di voler scrivere un libro sul calcio differente da quelli già in circolazione, perlopiù biografie di calciatori o allenatori. Voleva andare in profondità, analizzando il profilo psicologico del tifoso, l’andamento della partita, le parti anatomiche utilizzate dai giocatori. Quasi una ricerca esoterica della Verità Suprema legata alla Fede Calcistica, ma sempre nel suo stile leggero, scorrevole, dissacrante, imprevedibile. Papà aveva consegnato il testo definitivo de “Il Calcio e la Danza dei Sette Veli” alla casa editrice Colonnese.

Quando cominciò a sentirsi poco bene mi pregò di correggere per lui la versione impaginata che gli avrebbero inviato a breve. E così ho fatto. Ho fortemente voluto portare avanti questo progetto, sapevo che ci teneva tantissimo a pubblicarlo. La lettura de “Il Calcio e la Danza dei Sette Veli” può essere apprezzata dai tifosi poiché comprenderanno finalmente il proprio legame indissolubile con il Napoli (applicabile anche, dal mio punto di vista, a qualsiasi altra, viscerale, Fede Calcistica). Se lo leggete da “non tifosi”, qualcosa mi dice che lo diventerete.
Buona lettura e che il Calcio sia con voi!