Per i “Pinguini tattici nucleari” settembre è sinonimo di malinconia. Certamente autunno per la politica italiana è sinonimo di pensioni. Finisce l’estate, le giornate si fanno più corte, le foglie ingialliscono e arrivano le proposte di riforma del sistema previdenziale. Forse, a nostra insaputa, sotto qualche ombrellone, o in qualche rifugio di montagna, si riunisce abitualmente qualche “think tank” specializzato. Tant’è, tra fine agosto e inizio di settembre arrivano le nuove idee per cambiare il mondo delle pensioni in Italia. Nelle ultime due settimane si sono esibiti il sottosegretario Claudio Durigon, la ministra Marina Elvira Calderone – il vertice del ministero del Lavoro, lavora in due direzioni diverse? – e il vicepremier Antonio Tajani (nella sua veste di capo di Forza Italia? Non di ministro degli Esteri, suppongo, visto che non ha gradito lo “sconfinamento” di Matteo Salvini sulle questioni dell’Ucraina e nelle relazioni con la Francia).
La proposta inaccettabile di Durigon
Durigon ha messo i piedi nel piatto, anticipando tutti: da esperto sindacalista ha provato a dettare l’agenda, indifferente alle critiche di demagogia che gli potrebbero derivare per una proposta che molti suoi colleghi (sindacalisti) hanno considerato inaccettabile. Pagare la pensione anticipata con il proprio salario (sotto forma di Tfr). Accortosi che l’idea avrebbe potuto far suonare a morto la campana dei fondi pensione, si è affrettato a promuovere l’obbligatorietà degli stessi (fondi pensione) per tutti i neoassunti. Dirigismo e sindacalismo vanno spesso d’accordo. Nel suo caso, la sintesi cerca di mettere insieme due elettorati separati da qualche decina d’anni d’età: i sessantenni (che non hanno usato quota 103 per uscire in anticipo dal mercato del lavoro), secondo lui, dovrebbero gradire un nuovo scivolo, benché autofinanziato; i trentenni, sempre nel Durigon-pensiero, dovrebbero essere felici di conferire il loro Tfr (prima ancora che si sia formato) ai fondi pensione, che però non rendono più del Tfr.
Il rischio è che il calcolo elettorale risulti inefficace, come è già successo per chi ha blandito i pensionandi, finendo per perdere anche i loro voti. I giovani, tanto, non votano e infatti verrebbero “espropriati” del Tfr, senza consultazione. L’orizzonte di un autunno elettorale – ogni autunno in Italia è elettorale – potrebbe indurre a qualche correzione della proposta. In vista del voto nelle Marche e in Valle d’Aosta (28-29 settembre) la pensione anticipata con il Tfr, per Durigon, riguarda chi ha 64 anni. Per ottobre – il 5 e 6 si vota in Calabria, il 12 e 13 in Toscana – magari si potrebbe preparare uno scivolo per chi ha 54 anni. Entro metà novembre – quando voteranno Campania, Puglia e Veneto – i beneficiati potrebbero essere anche i quarantenni?
Dalla “legge Fornero” alla “legge Calderone”?
In attesa delle nuove trovate demagogiche del suo sottosegretario, la ministra Calderone annuncia che convocherà i sindacati – dimenticando forse di avere un sindacalista nei suoi uffici di via Veneto – per mettere mano a una riforma della previdenza. Promessa o minaccia? Forse la ministra non tollera che l’attuale riforma, quella in essere, con il suo vituperato (ma sacrosanto) adeguamento all’aspettativa di vita, sia intestata a un’altra ministra che l’ha preceduta. Dalla “legge Fornero” alla “legge Calderone”? Vedremo. Soprattutto vedremo quali novità sono maturate sotto l’ombrellone, o quali ricette previdenziali sono state preparate insieme alla polenta taragna in qualche rifugio alpino. E vedremo a che titolo i sindacati (che ormai hanno più pensionati che pensionandi tra i loro iscritti) potranno intervenire al tavolo ministeriale.
Il difficile futuro dei pensionandi
Il vicepremier Tajani, da parte sua, se ne esce con una idea che forse ha raccolto tra Gaza e Kyiv, in questa estate terribile di guerre: la proposta di Forza Italia di cancellare i contributi a favore di chi guadagna meno di 9 euro all’ora aprirebbe scenari incomprensibili. Contributi figurativi per tutti? Tra integrazioni al minimo, invalidità, inabilità, le pensioni italiane dipendono già, in larga parte, dalla fiscalità generale. Vogliamo aggiungere debito? Basta dirlo. La politica può farlo, ma non può limitarsi a dirlo. La verità è che ogni esibizione estiva in tema previdenziale ha un unico effetto: rubare futuro ai giovani. I pensionandi avranno un futuro sempre meno chiaro, se si cambia scenario a ogni piè sospinto. E i giovani, più semplicemente, non avranno futuro previdenziale. In Italia. E infatti ogni anno se ne vanno in 150mila, cercando un loro futuro all’estero.
