Il diritto come strumento di prevenzione, l’avvocatura in prima linea per la sicurezza sul lavoro

Come si possono prevenire gli infortuni sul lavoro adottando soluzioni giuridiche intelligenti? È da questa domanda che prende avvio la nostra intervista all’avvocato Gianni Scarpato, legale d’impresa con una lunga esperienza nella consulenza in materia di sicurezza aziendale, legale di numerose aziende, tra cui Bridgestone, EAV, ANM, Acciaierie di Italia ex Ilva, che si è occupato e si occupa di procedimenti di rilevanza mediatica come il caso dell’Ilva di Taranto e da ultimo il disastro occorso alla funivia del Faito. Scarpato nelle sue parole trasmette un messaggio preciso: la vera sicurezza sul lavoro non si costruisce solo con regole e adempimenti, ma attraverso un’organizzazione giuridica solida e consapevole. Ogni strumento citato ha un unico obiettivo: ridurre concretamente il rischio per i lavoratori e prevenire gli incidenti, offrendo al tempo stesso una protezione legale all’impresa. Perché tutelare chi lavora significa, prima di tutto, evitare che il pericolo si trasformi in danno.

Non si può parlare di vera sicurezza se la formazione resta solo sulla carta. Troppo spesso, le cronache riportano notizie di infortuni gravi e incidenti mortali nei luoghi di lavoro, accaduti per una formazione inadeguata o per la mancata vigilanza sui cantieri. La prevenzione, quindi, non può essere affidata a corsi formali e documenti archiviati: deve tradursi in consapevolezza operativa, responsabilità effettive e controllo reale sul campo. La formazione – spiega Scarpato – è il primo pilastro della prevenzione, ma deve essere autentica, mirata e svolta da professionisti competenti, in grado di trasferire non solo nozioni, ma vera consapevolezza operativa. In qualità di legale di numerose aziende di rilievo a livello nazionale, ho sempre lavorato affinché la formazione in materia di sicurezza non fosse trattata come un adempimento formale, ma come uno strumento concreto di tutela — per l’azienda e per i lavoratori. Una formazione superficiale, infatti, è la via più rapida verso incidenti ed un procedimento penale“.

Alla domanda come può un’azienda evitare un procedimento penale in caso di infortunio, Scarpato chiarisce: “Non esiste un sistema in grado di eliminare del tutto il rischio di infortuni. Tuttavia, esiste un approccio serio, strutturato e giuridicamente solido che consente di ridurre drasticamente la probabilità che si verifichino incidenti sul lavoro. Tutto parte dall’organizzazione: una gestione consapevole e ben costruita della sicurezza è il primo vero strumento di prevenzione. La chiave per prevenire efficacemente gli incidenti sul lavoro sta nel costruire un sistema di sicurezza reale, tracciabile e ben organizzato, a partire da una corretta attribuzione delle responsabilità. In questo contesto, il sistema delle deleghe gioca un ruolo fondamentale. Quando l’imprenditore accentra ogni funzione su di sé, o assegna incarichi a figure prive di reali poteri decisionali, si creano inevitabili falle nella vigilanza e nella prevenzione. Al contrario, una delega valida – formalizzata per iscritto, accettata, e accompagnata da autonomia decisionale e capacità di spesa – può assicurare un presidio efficace sul campo, contribuendo concretamente a evitare infortuni”.

E sul cosa si intende esattamente per “delega efficace” Scarpato ribadisce che non è sufficiente una semplice comunicazione interna. “Il riferimento normativo è l’art. 16 del D.Lgs. 81/2008, che disciplina in modo preciso e vincolante la delega di funzioni in materia di sicurezza. Non si tratta di una comunicazione verbale o di un passaggio informale di compiti: è una vera e propria delega, con requisiti formali e sostanziali ben definiti dalla legge“. Secondo l’Avvocato, infatti, un sistema ben strutturato non solo garantisce una gestione più efficace della sicurezza, ma contribuisce concretamente a ridurre il rischio di incidenti sul lavoro. “Questa impostazione si collega direttamente all’adozione di un Modello Organizzativo ex D.Lgs. 231/2001, che – se correttamente attuato – può rappresentare una forma di esimente per l’impresa. Un’azienda che adotta il modello 231, attua le procedure, nomina l’Organismo di Vigilanza e verifica che tutto funzioni davvero, non solo è più sicura, ma è anche più difendibile in sede giudiziaria“.

Il messaggio è chiaro: prevenire significa anche tutelarsi legalmente, riducendo il rischio di sanzioni penali e amministrative. “Il D.Lgs. 758/1994, è uno strumento intelligente, equilibrato e, purtroppo, spesso poco conosciuto anche da chi opera nel settore della sicurezza sul lavoro. Genericamente, introduce una procedura che consente all’azienda, in caso di contravvenzioni in materia di sicurezza e di igiene, di regolarizzare la situazione entro un termine stabilito. Se l’adeguamento viene effettuato nei tempi previsti, l’imprenditore può evitare il processo penale e chiudere la vicenda con una sanzione amministrativa“.

Ma per Scarpato non è una forma di sanatoria. “È, piuttosto, un incentivo alla compliance immediata. Non cancella la violazione, ma premia l’impegno concreto dell’azienda nel rimuovere il rischio e ripristinare condizioni di sicurezza. È una norma che valorizza il comportamento virtuoso, piuttosto che adottare un approccio meramente punitivo ed ha un duplice vantaggio per le aziende: da un lato, si tutela più rapidamente la salute e la sicurezza dei lavoratori, che è la vera priorità; dall’altro, si evita di intasare il sistema giudiziario con procedimenti penali che, a fronte di una violazione già sanata, avrebbero poco senso pratico“.

L’intervista all’Avv. Scarpato restituisce un messaggio netto: la sicurezza sul lavoro non è solo un obbligo normativo, ma una responsabilità gestionale e giuridica che le aziende devono saper affrontare con metodo, consapevolezza e organizzazione. Un sistema ben costruito – fondato su formazione reale, deleghe operative e modelli organizzativi efficaci – protegge i lavoratori, ma tutela anche l’impresa, riducendo l’esposizione a rischi sanzionatori e penali.