Il docufilm di Ambrogio Crespi su Enzo Tortora

Devo concludere dicendo: ho fiducia. Io sono innocente, lo grido da tre anni, lo gridano le carte, lo gridano i fatti che sono emersi in questo dibattimento. Io spero, dal profondo del cuore che lo siate anche voi” gridò Enzo Tortora, di cui oggi ricorrono trentatré anni dalla morte.

La vicenda umana e giudiziaria di Tortora, l’archetipo italiano della malagiustizia, colpì profondamente il regista Ambrogio Crespi che, nel 2013, volle dedicargli un film “Enzo Tortora, Una Ferita Italiana – il docufilm“.

Enzo Tortora, ingiustamente inquisito e incarcerato, sulla base di sospetti lunari e di dichiarazioni dei pentiti poi smentiti dagli stessi interessati, interpretò una battaglia per l’affermazione della giustizia giusta e dello stato di diritto. Dal 1991 al 31 dicembre 2020 sono stati stimati, nel nostro paese, 29659 errori giudiziari che certificano una patologia del sistema che rende urgente una riforma della giustizia per ristabilire la sacralità della libertà e della vita delle persone.

Rivedere oggi “Enzo Tortora, una ferita italiana” di Ambrogio Crespi, online sulla pagina del Comitato Ambrogio Crespi di Nessuno tocchi Caino, è una occasione per l’opinione pubblica. Significa comprendere che, senza uno stato delle garanzie, non esistono diritti e democrazia.