Il dollaro digitale della Fed è già il presente. La più sofisticata operazione di potere monetario degli ultimi decenni

La maggior parte degli osservatori continua a concentrarsi sull’attesa del dollaro digitale targato Federal Reserve. Ma la verità è che quell’infrastruttura esiste già. Si chiama stablecoin. E non è il futuro: è il presente.

Mentre Cina, India e altri attori emergenti accelerano sul fronte delle CBDC (valute digitali emesse dalle banche centrali) nel tentativo di riaffermare il controllo monetario, gli Stati Uniti hanno adottato un approccio molto più sottile, ma infinitamente più efficace: lasciare che sia il settore privato a digitalizzare il dollaro per loro. Il risultato? Token come USDC e Tether che ormai costituiscono lo strato di regolamento de facto per transazioni in dollari su piattaforme decentralizzate, circuiti di rimesse, giochi online, finanza ombra nei Paesi emergenti.
Sono tutto ciò che una CBDC promette di essere – programmabili, istantanei, globali – ma senza il costo politico della sorveglianza diretta da parte dello Stato. Nessuna app governativa, nessun ID digitale obbligatorio, nessuna opposizione libertaria da sedare. Solo codice. Eppure, dietro quel codice, il potere sovrano resta.

Perché il punto è proprio questo: gli Stati Uniti non hanno bisogno di un CBDC per mantenere il controllo. Lo ottengono comunque, attraverso i choke point regolatori – riserve bancarie, wallet custodial, società di tracciamento blockchain. Con qualche norma ben piazzata, la Fed e il Tesoro possono monitorare, intervenire e influenzare, mantenendo l’estetica della libertà d’impresa e dell’innovazione privata.
Nel frattempo, il dollaro penetra silenziosamente in nuove economie digitali senza dover reinventare sé stesso. Nessun rebranding. Nessun progetto pilota da vendere al Congresso. Solo l’estensione naturale dell’egemonia americana nel cuore del sistema cripto. Così, mentre il resto del mondo lancia CBDC per sottrarsi al dollaro, gli Stati Uniti stanno facendo esattamente l’opposto: esportano il dollaro attraverso le stablecoin, ricostruendo la loro egemonia monetaria non con decreti, ma con smart contract. Altro che rivoluzione decentralizzata: siamo davanti alla più sofisticata operazione di potere monetario degli ultimi decenni. E non c’è nulla di “privato” in tutto questo.