Il Gas Naturale Liquefatto nella sicurezza e nella transizione energetica, quale il ruolo?

In un panorama energetico segnato da incertezze geopolitiche e da una transizione sempre più urgente verso sistemi a basse emissioni, il GNL (Gas Naturale Liquefatto) si conferma un attore strategico, sia per la sicurezza degli approvvigionamenti che per il graduale abbandono delle fonti fossili più impattanti. L’Italia su questo ha compiuto passi importanti, nonostante le iniziali resistenze di una radicata e occhiuta opposizione “a prescindere”, che il settore nazionale delle infrastrutture ben conosce.

Nel nostro Paese erano presenti i rigassificatori di Panigaglia, di Rovigo e di Livorno, ma con l’entrata in esercizio dei rigassificatori galleggianti di Piombino e Ravenna, grazie agli sforzi di realtà come Rina, Saipem e Snam per le infrastrutture, e di Edison, Enel, Eni e Shell per gli approvvigionamenti (solo per citarne alcune) la capacità di rigassificazione è destinata ad arrivare a quasi 30 miliardi di metri cubi annui, cioè circa la metà dell’attuale consumo nazionale. Questo dato testimonia non solo la volontà di reazione del sistema Paese in un momento di emergenza, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia – nonostante l’Ue importi ancora 35 miliardi di metri cubi annui di gas russo – ma la precisa scelta di rafforzare la sicurezza energetica nazionale, con una maggiore diversificazione delle fonti e nuovi partner di fornitura.

In questo scenario e con una domanda energetica in crescita, il GNL agisce allora come un “ponte” tra presente e futuro. Da un lato, consente di sostituire gradualmente carbone e olio combustibile in molte aree del mondo; dall’altro, sostiene sistemi elettrici rinnovabili, ancora non pienamente stabili, così come la cronaca europea di queste settimane racconta, contribuendo a garantire continuità e flessibilità di fornitura. Questa visione è pienamente coerente con quanto indicato nell’ultimo World Energy Trilemma Report, che individua nella “resilienza” uno dei tre pilastri fondamentali per un sistema energetico sostenibile, allo stesso tempo sicuro ed equo. Il GNL, in quanto risorsa flessibile e trasportabile, rappresenta infatti un’opzione efficace per aumentare la resilienza dei sistemi energetici, specialmente in questa epoca di crescenti vulnerabilità globali. Ma non solo. Secondo il World Energy Council, la capacità di un Paese di assicurare un accesso stabile e competitivo all’energia passa anche attraverso l’innovazione delle infrastrutture, nell’ottica della digitalizzazione e dell’ammodernamento, oltre che una più solida cooperazione internazionale e una rinnovata diplomazia energetica.

Su entrambi i fronti, il GNL si dimostra leva decisiva: stimola investimenti in terminali portuali, reti logistiche e sistemi di stoccaggio, e apre spazi di cooperazione con esportatori emergenti o consolidati, come quelli dell’area mediterranea e dell’Africa occidentale, della Norvegia e degli Stati Uniti. Su quest’ultimo punto non è da sottovalutare che questa strategia energetica possa rinsaldare il patto atlantico, tra Ue e US, che rischiava di essere sfibrato dalla guerra sui dazi. Non mancano certo le sfide. La riduzione di emissioni di metano lungo la filiera, i costi legati alla liquefazione e l’esposizione a una competizione globale, richiedono un monitoraggio attento.

Per questo, è fondamentale che lo sviluppo del GNL sia accompagnato da criteri ESG puntuali, da politiche trasparenti di mitigazione delle perdite e da una chiara roadmap verso soluzioni low-carbon, come il bio-GNL o l’idrogeno, che è una scommessa – per ora cara – ma vedremo poi. Nel solco tracciato dal World Energy Council, che promuove approcci “human-centric” e orientati alla transizione giusta, il GNL può e deve essere considerato un alleato temporaneo ma necessario. Una risorsa da governare con pragmatismo, trasparenza e visione strategica, nella consapevolezza che il futuro dell’energia non sarà il risultato di scelte ideologiche, ma di giusti compromessi intelligenti.