Il grande ritorno delle Province, dopo l’ondata di antipolitica le rivogliono tutti: “Costerebbe 223 milioni”

Sull’onda del clima da antipolitica imperante, vennero riformate con un provvedimento incompleto perché colpevoli di essere “inutili e costose”: drasticamente ridimensionate e svuotate di poteri dalla riforma che deve il suo nome all’ex ministro dell’Interno Graziano Delrio, quei cambiamenti dovevano essere poi legati alla revisione costituzionale voluta da Matteo Renzi e poi bocciata dagli elettori nel noto referendum del 2016 costato carissimo al leader di Italia Viva.

Ora sulle Province tutti i partiti sono intenzionati a fare marcia indietro. Come sottolinea Repubblica, da destra a sinistra, fino al centro, tutti hanno presentato disegni di legge per rimettere mano agli intermedi. A quasi 10 anni dalla “scomparsa” della Province, l’intenzione è dare nuovamente potere agli amministratori locali.

Innanzitutto servirà fare chiarezza in un mare magnum di competenze ed enti: attualmente vi sono 76 province delle regioni ordinarie, 14 città metropolitane, sei liberi consorzi (le ex province della Sicilia non trasformate in città metropolitane), mentre in Valle d’Aosta e Trentino e le funzioni provinciali sono svolte dalla regione e dalle due province autonome di Trento e Bolzano.

Il tutto mentre buona parte delle competenze, e soprattutto dei soldi, sono passate alle Regioni: non è un caso se la stessa elezione di consiglieri e presidenti è diventata indiretta, ovvero col voto degli eletti nei Comuni, con gli Enti costretti a fare i conti quadri normativi che a distanza di anni sono ancora ingarbugliati.

Eppure le Province mantengono ancora oggi le competenze sull’edilizia scolastica, sulla tutela e valorizzazione dell’ambiente, sui trasporti e sulle strade provinciali, con trasferimenti da parte dello Stato centrale minimi.

Cosa fare dunque? Forza Italia, con la capogruppo Licia Ronzulli, ha presentato un disegno di legge per intervenire sul tema: “Vogliamo ridare voce a milioni di elettori che a causa della riforma Delrio si sono visti rimuovere il loro diritto a votare direttamente il loro presidente della Provincia e il consiglio provinciale”, ha spiegato in un’intervista al Giornale.

È necessario e fondamentale recuperare un rapporto fiduciario tra elettore e rappresentante delle istituzioni. E questo si può realizzare proprio quando i cittadini scelgono direttamente chi li può governare, perché gli amministratori poi dovranno rispondere a loro. Noi proponiamo l’elezione diretta dei presidenti di Provincia, senza il ballottaggio nel caso il candidato superi il 40 per cento”, la proposta della fedelissima di Berlusconi.

Proposte che trovano d’accordo gli alleati di Lega e Fratelli d’Italia. In particolare Matteo Salvini già lo scorso dicembre sottolineava di voler riassegnare “funzioni, eletti, denari e poteri” alle Province, un impegno addirittura inserito nel proprio programma elettorale per le elezioni del 25 settembre scorso.

Quanto ai costi di un ritorno alle ‘vecchie’ Province, i conti li ha fatti nei giorni scorsi Wanda Ferro, sottosegretario al Viminale: tornare indietro, seppur con delle modifiche sulle competenze, costerebbe 223 milioni di euro.