Il grande sberleffo di Putin all’Europa. Se i palazzi brussellesi non sanno proprio come reagire

Firefighters put out the fire after a Russian missile hit a residential building during Russia's massive missile and drone air attack in Kyiv, Ukraine, Tuesday, June 17, 2025. (AP Photo/Efrem Lukatsky)

Droni di qua e droni di là e di nuovo va in scena il grande sberleffo dell’autocrate russo all’Europa. Putin sconfina, bullizza, aggredisce e si fa un baffo delle regole internazionali, come da copione. Dall’altra parte, al di là del mantra “alle armi alle armi” sbandierato un giorno si e l’altro pure da una Von Der Leyen che sembra uscita da Amarcord di Fellini, c’è la solita inconsistenza, la consueta incapacità di un’azione politica unitaria e credibile. Tanto che persino il nostro ministro Crosetto è costretto ad ammettere, laconico, che “siamo impreparati ad un’eventuale attacco russo”.

Tu pensa… Intanto, in occasione della conferenza stampa di commento a un anno dalla pubblicazione del rapporto sulla competitività, Draghi colpisce al cuore: “Il nostro modello di crescita sta svanendo. Le vulnerabilità stanno aumentando. E non esiste un percorso chiaro per finanziare gli investimenti di cui abbiamo bisogno”. Parole come pietre ma come non detto: a Bruxelles va in scena lo stesso balletto surreale con la vicepresidente della Commissione, Teresa Ribera, che fa orecchie da mercante e non indietreggia rispetto ai soliti dogmi sul green, sulla web tax e, soprattutto, fischiettando e facendo finta di nulla quando si parla di unione bancaria o del muro che la potente Germania ha alzato contro l’acquisizione di Commerzbank da parte dell’Italia.

Chi comanda a Palazzo Berlaymont

C’è da chiedersi chi comanda davvero a Palazzo Berlaymont e se esista ancora una maggioranza con una linea chiara al netto dell’ideologia che prevede sempre e solo l’elettrico, e nessuna proroga per i motori endotermici nonostante le varie richieste di ripensamento arrivate dai governi e le pressioni sui mercati che arrivano dalla Cina. Nell’immaginario di Ribera e di chi la segue i costruttori europei dovrebbero mettersi insieme, sul modello del consorzio Airbus, per realizzare una vettura elettrica europea.

Una soluzione impraticabile oltre che respinta dalle case automobilistiche, le tedesche in prima fila, che la vivono come un attentato ai già fragili bilanci. Ma intanto l’inossidabile macchina burocratica di Bruxelles non demorde e prosegue in direzione ostinata e contraria ai moniti di Draghi: a novembre alla Cop11 di Ginevra che si svolgerà a porte chiuse, la Commissione Europea, con un blitz, vuol introdurre il voto a maggioranza qualificata. Una decisione che ha già fatto venire la gastrite ai membri del Parlamento e che punta a scavalcare il potere di decisione e interdizione dei singoli Stati e far passare la sua linea su temi delicati come tabacco, salute e alimentazione. E tanti saluti alla rappresentanza e alla politica.

Londra, migliaia di persone in piazza

E intanto a Londra nei giorni scorsi c’è stata una manifestazione popolare imponente ma civile contro l’immigrazione irregolare e altrettante veglie ugualmente civili in memoria di Charlie Kirk. D’accordo che l’Inghilterra non è parte della UE. Va bene che la manifestazione è stata indetta da Tommy Robinson, un personaggio discutibile legato all’estrema destra. Ma centinaia di migliaia di persone in piazza sono un segnale. Ma i palazzi brussellesi, che danzano come un trapezista sul filo, continuano a fare finta che nulla sia cambiato in Europa e nel mondo. Fino a quando potrà durare?