Il grande Zweig e la nostra Italia: una vera delizia

È uscito qualche mese fa per le Edizioni Clichy (I classici del Père Lachaise) un bellissimo libretto di Stefan Zweig, “Il paese dell’armonia – Scritti sull’Italia” (curatore Matteo Galli, traduzione di Arturo Larcati). Il viennese Zweig, una delle più alte voci della letteratura del Novecento, scrisse varie cose sul nostro Paese, e qui si trovano due bellissime novelle ambientate una sul Lago di Como (“Novelletta d’estate”, 1906) e l’altra sul Lago di Garda (“Il declino di un cuore”, 1927). Sono due composizioni molto raffinate, un po’ alla Arthur Schnitzler, introspettive e drammatiche, vi si sente l’autore di “Lettere a una sconosciuta”, uno dei capolavori di Zweig.

Siamo dentro quel clima triste a cospetto di una natura rigogliosa, nel tipico contrasto romantico goethiano ma qui pienamente psicologico, cioè novecentesco. Il grande scrittore austriaco era innamorato della letteratura e della cultura italiane, e qui si possono leggere due scritti su Beatrice Cenci e su Giuseppe Garibaldi (è ben nota la passione di Zweig per i grandi personaggi per cui trasse splendide biografie, da Balzac a Erasmo), e poi scritti sugli amatissimi Dante e Gabriele D’Annunzio.

È poi riportata qui un’inattesa lettera del 1933 a Mussolini a proposito della liberazione del dottor Giuseppe Antonio Germani, molto amico di Matteotti, che era stato ingiustamente detenuto per una falsa partecipazione a un attentato contro il dittatore italiano. Qui Zweig rivela tutta la sua ingenuità per il modo in cui ringrazia il Duce. In sede storica, nessun dubbio sull’antifascismo dello scrittore austriaco, ma egli stesso riconobbe di essere stato troppo gentile con Mussolini. Ma questo libretto si fa leggere soprattutto per le due novelle citate e per le brevi descrizioni di paesaggi italiani così come uscirono dalla penna di un grandissimo del secolo scorso.