Il Pd di Schlein e l’inchino alle frange più radicali: così i paladini dell’antifascismo sono ambigui sull’antisemitismo

Elezione Europee 2024 la segretaria Elly Schlein in conferenza stampa nella sede del Partito Democratico in via del Nazareno - Politica - Roma, Italia - Lunedì , 10 Giugno 2024 (foto Cecilia Fabiano/LaPresse) European elections 2024 secretary Elly Schlein press conference in the Democratic Party headquarter in via del Nazareno - Politics - Rome, Italy — Monday , 10 June 2024 (photo Cecilia Fabiano / LaPresse)

Ai tempi del glorioso Pci, il rovesciamento della prassi era un concetto importante, in quanto indicava il momento in cui la prassi (l’azione) diventava cosciente della propria forza storica e trasformava il mondo. La Rivoluzione d’ottobre rappresentava l’evento che aveva appunto rovesciato la prassi, sconvolto il mondo e costruito la società della socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio. La ricorrenza del 7 novembre (secondo le date del Calendario pre-gregoriano) veniva celebrata a Mosca ogni anno nella Piazza Rossa, alla presenza dei vertici del Pcus e dei partiti comunisti di tutto il mondo, schierati sul palco in scala gerarchica in ragione della loro importanza, tutti ad assistere alla sfilata dell’Armata Rossa. Oggi questa festa è stata abolita e sostituita con la celebrazione della vittoria nella Seconda guerra mondiale contro il nazismo.

Nel Pd non esiste più un pensiero forte. Marx è stato sostituito da Edmondo de Amicis e il Capitale dal libro Cuore, ma ogni tanto fa capolino il “rovesciamento della prassi”, da intendersi come adozione di una diversa linea politica su temi importanti. Accade così che princìpi, valori, concetti ritenuti fondamentali siano stati rovesciati nel loro contrario. È il caso del concetto di antisemitismo, che è stato espropriato nella rubrica dei valori negativi dal suo contrario: il concetto di filosemitismo. Che cosa hanno rimproverato i giovani dem di Bergamo a Emanuele Fiano? Di essere un “sionista moderato”. Con Piero Fassino, invece, si è premurato Giuseppe Provenzano, responsabile Esteri del partito, per certificare il carattere personale del suo “filosemitismo”, giacché Fassino si era recato alla Knesset per riconoscere a Israele di essere una società aperta, libera e democratica. La linea ufficiale del Pd è un’altra: in Israele è in atto un processo di autoritarismo. È singolare questa tesi; i primi a non essersene accorti sono proprio gli israeliani che dal 7 ottobre in poi hanno effettuato contro il governo del loro Paese più manifestazioni di quelle organizzate a tempo pieno dai nostri manifestanti in kefiah. Nonostante la guerra, è proseguita la normale attività delle istituzioni democratiche, e nei confronti dei palestinesi cittadini di Israele non è stata presa nessuna misura di sicurezza. Oggi sono i vertici militari a ricercare le responsabilità di chi non è stato in grado, il 7 ottobre, di difendere i cittadini dall’offensiva di Hamas.

Da ultima, è venuta la sconfessione del ddl contro l’antisemitismo a prima firma di Graziano Delrio e di altri senatori. Il passaggio è delicato e non lascia spazio agli equivoci, perché è la prova provata del rovesciamento della prassi di cui si parlava all’inizio. La critica riguarda il recepimento di una definizione dell’antisemitismo che potrebbe creare difficoltà a coloro che vogliono essere liberi di insultare Israele di razzismo, colonialismo, genocidio, sionismo, senza incorrere nell’accusa di antiebraismo. Il fatto è che – come è scritto nella relazione illustrativa del ddl Delrio“la rilevanza sotto il profilo qualitativo e quantitativo del fenomeno dell’antisemitismo induce la maggioranza degli ebrei a celare la propria identità, come evidenziato dall’Agenzia dell’Unione Europea per i diritti fondamentali: il 75 per cento dei cittadini italiani ebrei evita infatti di indossare simboli religiosi in pubblico. Ciò denota che in una parte della popolazione si sono ridotti gli spazi di libertà e di rivendicazione della propria identità culturale e/o religiosa. La limitazione di questi spazi incide negativamente sulla qualità della democrazia e della convivenza civile, e nella storia ha costituito la premessa delle discriminazioni più gravi di stampo razzista”.

Nella relazione viene poi evidenziato, quanto agli atti di antisemitismo, un paradosso incomprensibile ma significativo: “Un aspetto paradossale e di estrema gravità rilevato dal Coordinatore ‘riguarda la collocazione temporale degli eventi che si registrano a ridosso (immediatamente prima e subito dopo) di date significative, come quelle del 27 gennaio (Giorno della Memoria), del 25 aprile (Festa della Liberazione) e del 7 ottobre (nel 2024, primo anniversario dell’attacco di Hamas a Israele). A cavallo di questi periodi si registrano picchi particolarmente marcati’”.

Che il Pd, sempre pronto a crocefiggere in sala mensa qualsiasi atto o parola che possa avere qualche lontana parentela col fascismo, voglia tenersi le mani libere per poter dissimulare l’antiebraismo ricorrendo a mere varianti semantiche, è davvero un rovesciamento della prassi. E del decoro.