Il Pd di Schlein mette ai margini il riformismo. Forchielli e Ruffini lanciano i progetti centristi

Se la proposta politica che arriva da Largo del Nazareno, percepita dagli italiani, spazia dai carri del Gay Pride alla Flotilla nel Mediterraneo, allora non c’è da sorprendersi se nei prossimi mesi Alberto Giacomo Forchielli ed Ernesto Maria Ruffini avranno lo spazio e la giusta attenzione per presentare i loro nuovi partiti di centro. Sì, avete capito bene. Lo so, non parliamo degli eredi di Gramsci, Turati o De Gasperi, ma qualcuno potrà obiettare che anche Elly Schlein non è l’erede di Clara Zetkin o Rosa Luxemburg.

A sinistra solo trailer spettacolari

È un po’ come se l’elettorato di centrosinistra, oramai abituato a vedere la politica come una serie infinita di trailer spettacolari e mai come un film con una trama coerente, cominciasse a cercare nuovi registi, nuovi protagonisti, nuovi generi narrativi. Perché, diciamolo: la sinistra italiana, più che un’assemblea di sapore morettiano, sembra un palcoscenico senza regia. Largo del Nazareno sembra il retropalco di un teatro un po’ fané, dove passa un carro arcobaleno e una barca a vela solca il Mediterraneo, ma il militante non sa più se applaudire, indignarsi o cambiare canale. La percezione è diventata sostanza: e la politica non si misura più sui programmi, ma nelle immagini virali e nelle pose plastiche delle dichiarazioni a favore di telecamera, fatte di polemiche, invettive e inutili filippiche.

I nomi di lungo corso

In questo vuoto pneumatico, si aprono praterie per chi ha voglia – o presunzione – di dire: “Adesso ci penso io”. Ed ecco che arrivano nomi come Forchielli, manager di lungo corso, reso popolare dalla caricatura che ne fa Maurizio Crozza, oppure Ruffini, tecnocrate di razza, pronto a capitalizzare il suo profilo istituzionale e l’aura di serietà che lo accompagna. Due figure diversissime, ma unite dall’idea che ci sia spazio, anzi fame, di qualcosa che non sia il solito teatrino.

Il paradosso del Nazareno

Il paradosso è che, mentre fuori dal Nazareno si preparano nuove sigle e nuovi leader a raccogliere i delusi, dentro il partito il problema sembra un altro: come distribuire le sedie, le poltrone e gli scranni tra parenti, figli e seconde generazioni. Una scena quasi da saga familiare. Fuori, intanto, si agitano “uomini dai nomi impegnativi e dalle capacità politiche da dimostrare”. È un fenomeno molto italiano: la convinzione che basti il pedigree professionale – o un titolo altisonante – per entrare in politica dalla porta principale. Non è detto che funzioni, ma in un’epoca in cui la memoria storica sembra durare meno di un ciclo elettorale e le identità politiche sono liquide come un mojito d’agosto, l’azzardo può sembrare una strategia.

Il rischio dell’implosione

Il rischio, però, è chiaro: l’implosione. Un partito che si muove come una compagnia di giro, che non sa se presentarsi come forza progressista, riformista, movimentista o influencer di TikTok, rischia di lasciare campo libero a chi ha la fortuna – o l’astuzia – di presentarsi come “l’unica certezza”. E così, mentre i progressisti discutono di liste bloccate, quote rosa e parità di genere nelle candidature, dall’altra parte si cementa un governo che, per assenza di alternative credibili, potrebbe restare saldo al comando per anni. La sinistra italiana sembra oscillare tra il carnevale e la saga familiare, tra le passerelle colorate e i salotti ereditari. Nel mezzo, un elettorato che chiede serietà, stabilità, risposte concrete a problemi che non si risolvono con slogan o con l’ennesima diretta social. E se il Nazareno non troverà presto un linguaggio che parli davvero alla pancia e alla testa del Paese, non dovremo stupirci se qualcuno, magari con meno esperienza politica ma con più abilità comunicativa, deciderà di prendersi la scena.

Forchielli e Ruffini protagonisti

E allora sì, Forchielli e Ruffini potrebbero diventare protagonisti inattesi di una nuova stagione politica. Perché in Italia, quando la politica smette di raccontare un progetto collettivo, diventa un talent show. E sul palco, si sa, c’è sempre posto per chi ha voglia di mettersi in mostra.