Il primo Giubileo dei missionari digitali e degli influencer cattolici: “La Chiesta sta dove sta l’uomo”

C’è chi sorriderà, c’è chi si incuriosirà, chi alzerà le spalle e chi le mani in preghiera. Qualunque sia la tua reazione, la notizia è che lunedì 28 e martedì 29 luglio ci sarà il primo Giubileo dei missionari digitali e degli influencer cattolici. Certo, è evidente che nel 2000 – agli albori dell’era digitale e lontanissimi da quella dell’era dell’Intelligenza Artificiale generativa – un Giubileo di questo tipo non avrebbe potuto essere celebrato. Tuttavia poteva anche non esserci in questo 2025, anno del Giubileo della Speranza. Invece c’è.

Gli ambienti digitali

La scelta fatta da Papa Francesco impone una riflessione. Il primo punto è la conferma del superamento della dicotomia reale/virtuale. “Da sempre la Chiesa sta dove sta l’uomo. Il digitale – mi ha detto monsignor Lucio Ruiz, segretario del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede e organizzatore di questo Giubileo – è uno degli ambiti dove si svolge la vita dell’essere umano: non è più ‘virtuale’, ma assolutamente reale. Evangelizzare significa arrivare dove sono le persone per donare loro la speranza di Dio, e oggi una parte importante della vita umana si svolge negli ambienti digitali. La Chiesa in uscita, come diceva Papa Francesco, deve andare dalle persone ovunque esse siano e portare il suo messaggio di senso e di speranza. Deve samaritanare”. Un punto culturale chiaro, mentre ancora tanti si attardano nel ritenere il digitale virtuale, nel senso di differente ed estraneo alla vita reale.

Uno stile vita

Secondo punto. Le mille persone provenienti da tutto il mondo che si ritroveranno all’Auditorium di via della Conciliazione, giovani e maturi, donne e uomini, preti, suore e laici, dimostrano che si può stare in rete in un modo differente da quello che i media descrivono essere l’unica cifra della comunicazione: la polarizzazione, intesa come contrapposizione violenta all’altro. Qui abbiamo a che fare con una presenza nel digitale che non strepita, ma ascolta e dialoga. Gli influencer e i missionari digitali non comunicano prodotti o notizie, ma uno stile di vita, narrazioni sul bene, sull’amore, sulla fede. Una presenza che indica che è possibile abitare i social come luoghi di incontro e di accompagnamento, nonostante gli algoritmi.

Notiziabilità

Terzo punto. Sarebbe uno sbaglio sottovalutare una realtà di questo tipo, perché non corrisponde agli abituali criteri di notiziabilità oppure perché si reputa l’essere cattolici un fatto superato dalla storia. In un tempo in cui siamo passati da “un mercato di massa a una massa di mercati”, con i suoi 444mila follower su Instagram don Cosimo Schema è una presenza notevole, giusto per fare un esempio. Invisibile alla comunicazione mainstream, ma che unisce alla presenza digitale una comunità fisica. Come lui molti altri. Insomma, i missionari digitali sono come un sommergibile invisibile ai radar della bolla comunicativa contemporanea, che naviga in un mare nascosto di persone in cerca di un senso per la propria esistenza. Sottovalutarli sarebbe un errore, sotto molti punti di vista.