Dalla città del Presidente della Repubblica, e per giunta dalla stessa università del Capo dello Stato, l’Università degli Studi di Palermo, arriva lo schiaffo in faccia a tutti i valori espressi nella Costituzione italiana. In poche righe. E proprio in quel Dipartimento di Giurisprudenza nel quale Sergio Mattarella ha svolto il suo primo incarico accademico.
Luca Nivarra, ordinario di Diritto civile e decano del Dipartimento, ha scritto su Facebook: «Non voglio intromettermi in questioni che non mi riguardano direttamente ma, avendo a disposizione pochissimi strumenti per opporci all’Olocausto palestinese, un segnale, per quanto modesto, potrebbe consistere nel ritirare l’amicizia su FB ai vostri “amici” ebrei, anche a quelli “buoni”, che si dichiarano disgustati da quello che sta facendo il governo di Israele e le IDF. Mentono e con la loro menzogna contribuiscono a coprire l’orrore: è una piccola, piccolissima cosa ma cominciamo a farli sentire soli, faccia a faccia con la mostruosità di cui sono complici».
Un invito che sa di pulizia etnica. Selezione della razza. Antisemitismo allo stato puro, gassoso. Un linguaggio che evoca i peggiori fantasmi del Novecento e che ha suscitato una qualche reazione nel mondo accademico. A rispondere è stata Stefania Mazzone, docente di Storia delle dottrine politiche a Catania, che Nivarra inserirebbe tra le «ebree buone». «Molti dei giovani che protestano oggi ignorano cosa sia l’antisemitismo, ed esiste una generazione di docenti, in genere comunisti, che trasmettono veleno vero». Mazzone sottolinea come Hamas punti proprio a colpire gli ebrei progressisti: «Persone come me, che in passato hanno fatto da scudo umano in un villaggio palestinese contro il fuoco israeliano e che mantengono contatti con colleghi israeliani critici del loro governo ben prima del 7 ottobre».

Nell’Italia di oggi perfino l’indicibile diventa normale e l’inammissibile, ammesso. Non si può continuare a far strame delle leggi, dei valori di civiltà e dei princìpi stessi di quei templi del sapere violati, oggi, dai loro stessi custodi. Vorremmo sapere se la legge Mancino esiste ancora, se è ancora in vigore, e se c’è un Procuratore della Repubblica a Palermo. Lo chiediamo al Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Sergio Mattarella.
