“Il prossimo sindaco dovrà mediare col governatore per il bene di Napoli”, parla Paolo Giulierini

«Napoli è una città sofferente, ma non ha nulla da invidiare alle altre grandi capitali europee. Serve collaborazione tra Regione e Comune, migliorare i servizi e realizzare tanti quartieri culturali con a capo un sito di eccellenza come il Mann o Capodimonte. Il prossimo sindaco? Metta da parte i personalismi e si comporti da istituzione». Ecco la strategia di Paolo Giulierini, direttore del Museo archeologico nazionale di Napoli (Mann).

Direttore, lei è arrivato a Napoli nel 2015: com’è cambiata la città in questi anni?
«Al mio arrivo ho trovato una città in pieno boom turistico, ma non consapevole del suo patrimonio culturale. Nel tempo ho assistito, da un lato, a un calo del turismo dovuto chiaramente all’arrivo della pandemia e, dall’altro, a una cittadinanza che gradualmente si è riappropriata del proprio patrimonio e che, nonostante le misure restrittive anti-Covid, partecipa attivamente alle attività culturali con l’ausilio della tecnologia».

Com’è cambiata nell’immaginario collettivo l’idea di arte e cultura: qualcuno pensa ancora che con la cultura non si mangi?
«Credo che Napoli abbia dato una delle risposte più all’avanguardia rispetto a questa tema. Sono sorti dal basso tanti modelli di gestione culturale. Oggi c’è l’idea che anche i giovani laureati in beni culturali possano mettere a frutto le loro competenze per sviluppare il potenziale di una città che al momento non è assolutamente sfruttato: siamo al 30 per cento».

Crede che il patrimonio culturale di Napoli sia stato poco valorizzato da Regione e Comune?
«La Regione ha stanziato molti fondi, il Comune si trova a dover fare i conti con un bilancio che non lascia grande margine di azione. Manca la collaborazione serrata tra la città e la struttura regionale, su questo si deve assolutamente lavorare».

Napoli ha pagato caro l’antagonismo tra De Luca e de Magistris?
«Senz’altro. Occorre che sindaco e governatore facciano rete. Da lì parte la condivisione degli obiettivi a lungo termine che genera la scelta dei soggetti da coinvolgere e la collaborazione con i privati. Serve una visione strategica comune per fare di Napoli una città al passo con le altre grandi città europee».

Quali difficoltà incontrano i turisti una volta giunti in città?
«Sono poco seguiti nei loro percorsi. Manca un’ attenzione ai servizi, soprattutto ai trasporti: bisogna garantire i tempi degli spostamenti. Mancano i punti di informazione e manca la conoscenza del turismo che arriva: si dovrebbero condurre studi finalizzati a definire strategie e proposte ad hoc per il pubblico che arriva a Napoli».
Quali sono i punti critici che non permettono a Napoli di mettersi al pari delle grandi città d’arte europee?
«Napoli è in sofferenza e non è considerata una città turistica, bensì un luogo di passaggio per arrivare alle isole o in Costiera».

Quali strategie suggerisce per far della cultura il pilastro principale della città?
«Bisogna mettere a sistema l’offerta turistica. Non basta avere poli culturali di eccellenza come Capodimonte o il Mann, ma bisogna avere i servizi al passo con gli standard europei e puntare soprattutto sul decoro urbano. Napoli è una città talmente bella che, mettendo a posto le facciate di alcuni palazzi storici, risolvendo il problema della spazzatura e dei senza tetto, si supererebbero gli standard delle grandi città europee che hanno solo servizi superiori e non certo il patrimonio e l’offerta turistica che abbiamo a Napoli».

Il modello gestionale realizzato da lei al Mann può essere applicato anche all’amministrazione comunale?
«Il Mann ha creato un modello di gestione che non riguarda solo il museo, ma tutto il quartiere. La nostra politica ha avuto come obiettivo la costruzione di un quartiere culturale all’interno del quale dialogano insieme tanti soggetti come i piccoli siti culturali e i negozi. L’idea che Napoli possa essere governata culturalmente quartiere per quartiere a partire dai più grandi siti presenti ciascuno nel proprio ambito – Capodimonte, il San Carlo o Palazzo Reale – potrebbe essere una soluzione per agevolare il lavoro dell’Assessorato alla Cultura. Penso a una visione generale, ma a una gestione decentrata con a capo una grande istituzione culturale».

Così i siti culturali di eccellenza andrebbero a sostituire e a colmare i vuoti lasciati da Comune e Regione?
«No. Non parlerei di sostituzione, ma di affiancamento. Credo che i grandi musei della città debbano affiancare l’Assessorato dotato di una visione generale della città, diventando così potenti alleati dell’amministrazione comunale».

Quindi bisogna operare una divisione dei compiti?
«Esattamente. L’assessorato dovrebbe lavorare al coordinamento delle iniziative. L’altra cerniera è la Regione. È assurdo che a Napoli i due principali musei facciano una mostra importante nello stesso periodo. L’amministrazione comunale potrebbe occuparsi per esempio di organizzare meglio le iniziative così da garantire un’offerta “continua” ai turisti».

A Napoli, quali progetti a sostegno della cultura dovrebbero essere inseriti all’interno del Recovery Plan?
«Innanzitutto grandi progetti per il digitale. C’è la necessità di avere più luoghi dotati di 5G perché questo permetterebbe l’utilizzo di una serie di strumenti che renderebbe molto più semplice l’accesso alla cultura. Poi progetti per il sociale, dedicati ai quartieri più difficili. Napoli è una città molto accogliente, ma presenta ancora forti disuguaglianze sociali. Credo, invece, che sia importante iniziare a scardinare questo aspetto perché la potenzialità di Napoli provengono dal basso e dai giovani che possono costituire il futuro della città, a patto di essere adeguatamente e ugualmente formati».

L’identikit del prossimo sindaco?
«Il nuovo inquilino di Palazzo San Giacomo dovrà fare della mediazione il punto di partenza del suo governo. Immagino un sindaco dedito all’ascolto e alla programmazione. Un conto è la visione politica, un altro è il ruolo istituzionale che obbliga alla diplomozia.  In questi anni non c’è stato un confronto e una collaborazione tra le parti. Chi vuole fare bene a Napoli dovrà mettere da parte gli aspetti personali e comportarsi da istituzione. Voglio una persona che abbia ben chiare le priorità dell’agenda politica e costruisca una squadra competente. Una città come Napoli può e se lo deve permettere».

La priorità del prossimo sindaco?
«Gli ultimi. Non si può promuovere il turismo se la città è sofferente. I turisti a Napoli vengono da soli, quindi non serve la promozione: bisogna restituire ai turisti l’immagine della città che avevano prima di arrivarci. Viaggiando da un punto all’altro delle eccellenze non ci devono essere luoghi in cui lo standard della qualità di vita crolla bruscamente».