Il risveglio del Regno Unito: migliaia in piazza contro l’antisemitismo. A Londra tappa sotto la BBC

Dal 7 ottobre 2023, anche nel Regno Unito sono state innumerevoli le marce, manifestazioni ed eventi organizzati in relazione al conflitto fra Israele e Hamas. Le iniziative pro-Pal, con il loro determinato silenzio sugli ostaggi detenuti da Hamas e la presenza – anche fra gli organizzatori – di vari gruppi estremisti, sicuramente non hanno cercato un dialogo con il governo israeliano attraverso slogan a favore della distruzione di Israele e l’esposizione di ritratti di terroristi deceduti di Hamas o Hezbollah.

Il risveglio del Regno Unito: migliaia in piazza contro l’antisemitismo

Il principale obiettivo raggiunto sinora è stato di creare tensioni nel Paese e fomentare alti livelli di antisemitismo. D’altro canto, le manifestazioni di segno opposto, in cui vengono mostrati i volti delle vittime di Hamas e sventolate bandiere israeliane, di sicuro non convinceranno i terroristi a cambiare vita ma svolgono la funzione di mostrare solidarietà ai concittadini ebrei sempre più sotto assedio da parte di gruppi estremisti. Non tutti i manifestanti pro-Pal condividono la stessa linea, ma dalle manifestazioni non viene estromesso chi inneggia al terrorismo o compie atti violenti.

Le manifestazioni

Come riferito nel luglio 2024 dall’allora Vicesindaco laburista di Londra competente per l’ordine pubblico, fra l’ottobre 2023 e il giugno 2024 il controllo delle proteste pro-Pal è costato alla polizia londinese 43 milioni di sterline e il dirottamento di 51.799 agenti in una città già severamente colpita dai tagli alle forze di polizia. Il livello di tensione è tale che secondo un sondaggio commissionato dal principale think tank britannico Policy Exchange, di orientamento conservatore, il 71% degli adulti non si recherebbe con bambini nei pressi dei luoghi dove si svolgono queste proteste. La cifra sale all’88% fra gli ultrasessantacinquenni.

Le manifestazioni più recenti hanno avuto l’obiettivo esplicito di boicottare la designazione del gruppo Palestine Action come organizzazione terroristica a seguito di un’azione di vandalismo effettuata all’interno di una base della RAF. Centinaia di manifestanti, in massima parte pacifici, si sono fatti arrestare per rendere questa decisione impraticabile. La Ministra dell’Interno, Yvette Cooper, ha invitato i contestatori a non farsi ingannare dalle pretese di innocuità del gruppo, bandito in un decreto che includeva, per altri motivi, “Maniacs Murder Cult” e “Russian Imperial Movement”.
Non sono mancati problemi con i mezzi di informazione, BBC inclusa, che l’anno scorso trasmise un documentario su Gaza che includeva la commovente testimonianza di un bambino, rivelatosi poi il figlio di un militante di Hamas pagato per l’aiuto.

A Londra tappa sotto la BBC

La rete si è scusata per la mancanza di accuratezza della trasmissione ma è sotto accusa anche per altri servizi giornalistici considerati di parte e l’ampio spazio concesso a posizioni estremiste. Le critiche più decise sono arrivate dalla Campagna Contro l’Antisemitismo (CAA), che a partire dal 2023, assieme ad altre organizzazioni, ha organizzato varie manifestazioni contro l’antisemitismo e per la liberazione degli ostaggi. La prima marcia nel 2023 ha visto la partecipazione di oltre centomila persone. La prossima marcia si svolgerà a Londra questa domenica, con una prima tappa davanti alla BBC per chiedere di informazione imparziale e oggettiva sulla situazione in Medio Oriente. In questo caso un copioso schieramento di polizia sarà necessario per difendere i manifestanti da possibili atti di violenza.

Il Direttore delle Indagini di CAA, Stephen Silverman, ha invitato i cittadini a partecipare senza farsi intimidire: “Dal 7 ottobre 2023, abbiamo assistito con orrore al cambiamento del nostro Paese. Estremisti e bigotti stanno ottenendo ciò che vogliono, senza timore di conseguenze, e troppe delle nostre istituzioni hanno adottato un atteggiamento di condiscendenza. Dobbiamo mostrare alle autorità e al Paese la forza dei sentimenti. Per questo, abbiamo bisogno che quante più persone possibile si uniscano a noi. Se ci arrendiamo, la colpa sarà solo nostra”.