L’Aula del Senato ha approvato ieri all’unanimità con 157 sì il disegno di legge del governo contro la violenza alle donne. Il provvedimento, che ha già passato l’esame della Camera il 26 ottobre scorso, è così definitivo.
Nel Pd, come spesso accade, si contano posizioni articolate: se quella del senatore Andrea Martella è di plauso, Elly Schlein sposta il traguardo più in là. “La legge sul femminicidio approvata oggi definitivamente all’unanimità dal Senato rappresenta una prima risposta della politica, un buon risultato che è anche il frutto di un lavoro realizzato nella scorsa legislatura. È un passo avanti sulle misure per proteggere chi ha denunciato una violenza, ma bisogna fare molto di più per realizzare una vera rivoluzione culturale”, dice Martella. Schlein rilancia: “La violenza di genere è strutturale, non basta la repressione – domani sarà approvata una legge se non si fa la prevenzione – se non rendiamo obbligatoria l’educazione al rispetto. Senza un lavoro culturale non fermeremo la mattanza, serve l’educazione, la cultura e bisogna agire dentro le scuole”.
La segreteria Pd è convocata apposta. Schlein concede: “Sì, ho sentito Meloni. Almeno sul contrasto alla mattanza lasciamo da parte l’aspro scontro politico, proviamo a far fare un passo in avanti al Paese. Approviamo una legge che renda obbligatoria l’educazione al rispetto all’affettività”. L’interlocuzione tra le due donne si sarebbe concretizzata in due ordini del giorno che sono stati approvati dall’Aula del Senato, dopo essere stati riformulati. Con gli ordini del giorno, presentati dal Pd al ddl del governo contro la violenza alle donne, si impegna il governo a mettere in campo “disegni di legge” che intervengano “sulla prevenzione e sul contrasto della violenza sulle donne e la violenza domestica, a completamento della normativa vigente, al fine di iniziare l’iter parlamentare in tempi rapidi”. Via libera dunque ad interventi mirati nelle scuole, ma rimangono da definire i dettagli. Intanto c’è la legge approvata, che è un bel passo avanti. Prevede di rafforzare la tutela della vittima accrescendo l’attenzione verso i “reati spia” e inasprendo le misure di protezione preventiva (ammonimento, braccialetto elettronico, distanza minima di avvicinamento a 500 metri).
Tempi stringenti per l’adozione delle misure cautelari e per i procedimenti che riguardano stalking, violenze e maltrattamenti provocati da partner o ex partner. Arresto entro 48 ore in “flagranza differita” grazie alle nuove tecnologie che permetterano prove via chat o audio-video. Ma non solo. Sul fronte degli inquirenti, ad esempio, la specializzazione dei magistrati dedicati ai procedimenti di violenza contro le donne. La formazione degli operatori di polizia a contatto con le vittime.
L’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare anche fuori dei casi di flagranza. E l’obbligo di informazione immediata alla persona offesa in caso di scarcerazione. Senza dimenticare una provvisionale a titolo di ristoro anticipato a favore delle vittime. Si tratta di misure che rafforzano il Codice rosso, pensate dal Governo – con un lavoro di intesa tra i ministeri delle Pari opportunità, Interno e Giustizia – e migliorate attraverso il passaggio parlamentare alla Camera. Il testo non è stato modificato al Senato grazie a un’intesa tra i gruppi di maggioranza e opposizione che hanno rinunciato agli emendamenti per consentire un’approvazione veloce della legge.
A margine dell’approvazione del pacchetto, in Senato si è riunito un tavolo di riflessione che ha riunito trasversalmente donne impegnate in Parlamento per questa legge (e anche qualche collega uomo). Focus sul “Riconoscere le relazioni tossiche ed evitare i rapporti abusanti”. A prendere parte all’incontro la senatrice Paola Binetti, la sottosegretaria al ministero dell’Istruzione, Paola Frassinetti, la vicepresidente del Senato, Mariolina Castellone, la vicepresidente della commissione di Vigilanza Rai, Maria Elena Boschi, e la vicepresidente della commissione di inchiesta sul femminicidio. Elena Leonardi. “Quello che richiamato la nostra attenzione – ha affermato Binetti – è la violenza sommersa.
Le donne, purtroppo, tante volte, preferiscono rimandare il tempo della denuncia visto che c’è ancora uno stigma sociale per la vittima. Spesso c’è la paura che tutto questo possa ripercuotersi negativamente sulla propria vita. In Italia, nel 2023, sono stati 14.448 gli accessi di donne in pronto soccorso con indicazione di violenza, con un aumento del 13 per cento rispetto al 2021. Purtroppo, ancora oggi, troppe volte, la donna accetta degli schemi relazionali disfunzionali pensando di poter ‘guarire’ l’uomo dalla sua aggressività”. Tante le dediche della politica al caso straziante di Giulia Cecchetin. Dalla Germania, dove intanto è stata concessa l’estradizione a Filippo Turetta, il killer ha raccontato ai poliziotti tedeschi di avere pensato “più volte di farla finita” nel corso della sua fuga ma di non avere avuto il coraggio di farlo. Ecco, a quanto riportato da AGI, la sua dichiarazione messa a verbale: “Ho ammazzato la mia fidanzata, ho vagato questi sette giorni perché cercavo di farla finita, ho pensato più volte di andarmi a schiantare contro un ostacolo e più volte mi sono buttato un coltello contro la gola ma non ho avuto il coraggio di farla finita”.
