Immigrazione dignitosa dall’Africa per il lavoro e il futuro dell’Italia

Migrants stand in the Lampedusa's migrant reception center, Sicily, Thursday, Sept.14, 2023. The reception center in Italy's southernmost island of Lampedusa remained critical Thursday as it coped with transferring to the mainland thousands of migrants who arrived on small, unseaworthy boats in a 24-hour span this week. (AP Photo/Valeria Ferraro) Associated Press/LaPresse Only Italy and Spain

«Un’immigrazione dignitosa dall’Africa per il lavoro e il futuro dell’Italia.
Dobbiamo cercare di capire come affrontare questo tema, perché non dobbiamo pensare di essere di fronte a un fenomeno emergenziale: abbiamo di fronte un fenomeno strutturale. Questo deve essere assolutamente chiaro perché altrimenti le politiche che andremo a progettare saranno inefficaci.

Quindi dobbiamo, credo, guardare quella che io chiamo la moneta dei diritti secondo due facce della medaglia. Una prima faccia è la possibilità di emigrare con dignità; la seconda è la possibilità di non emigrare. Vanno inquadrate in un contesto nel quale dobbiamo riuscire a coniugare, non a contrapporre, giustizia sociale e sviluppo economico. Emigrare con dignità: io credo che questo aspetto vada inserito in un contesto capace di coniugare le dimensioni di giustizia sociale e sviluppo economico inquadrate in una dimensione più ampia che a mio avviso deve vedere tre leve.

La prima è la leva che riguarda i neet. Abbiamo un numero di Neet assolutamente sproporzionato rispetto a quella che è una prospettiva di vita per i nostri giovani nel nostro Paese. In Europa siamo secondi solo alla Romania: noi al 19%, i romeni al 19,8%
Come affrontare questo tema? Sicuramente una formazione più personalizzata, un miglior orientamento fatto non solo da professori, ma anche da professionisti, imprese, rappresentanti del terzo settore, che riescano a capire quali sono le condizioni e le aspettative dei giovani. Un rapporto quindi più stretto tra mondo dell’università, mondo delle imprese, mondo del terzo settore. Giudico con grande favore la riforma fatta dal ministro Valditara sulla istruzione e formazione professionale. I giovani potranno più facilmente essere inseriti nel mondo del lavoro.

Questa è una prima leva alla quale aggiungerei, oltre al tema della formazione, anche l’altrettanto importante tema della rigenerazione urbana. Noi dobbiamo avere dei contesti urbani, parlo soprattutto delle periferie, nei quali i giovani non siano lasciati alla strada, ma possano contare su centri culturali e ambienti sportivi nei quali trovare motivazioni e sollecitazioni, contribuendo a portarli allo studio.

La seconda leva è quella della natalità. In Europa siamo il Paese che ha più incidenza di anziani: siamo 4,5 punti percentuali sopra la media europea per la dipendenza dagli anziani e siamo a 2,5 inferiori alla media europea in termini di natalità.
Questo ovviamente è un problema che piò essere affrontato con un orizzonte di lungo termine.

Sono molto interessanti le proposte che ha fatto il forum Ambrosetti: politiche sociali che vanno incontro alla conciliazione tempo-famiglia, politiche sociali con servizi quali gli asili nido, le residenze per anziani, i congedi parentali diversi per i papà con una concezione diversa rispetto a quelli del nostro Paese. Prendiamo ad esempio la Spagna che recentemente ha ampliato moltissimo i congedi parentali portandoli a periodi molto lunghi e totalmente retribuiti.

La terza leva è quella dell’emigrazione regolare. Sicuramente nel nuovo decreto flussi 2023/25 viene indicato un numero sufficientemente ampio prevedendo oltre 400mila ingressi regolari in stretto rapporto con le categorie produttive. Settori che sono stati identificati ascoltando le categorie produttive e il terzo settore, non a caso sono inseriti anche i servizi socio-assistenziali e servizi sociosanitari. Manca nel decreto flussi l’inserimento delle categorie dei medici e degli infermieri di cui il nostro Paese ha bisogno.

Come affrontare dunque il nodo immigrazione? Sicuramente con una pianificazione fatta in collaborazione con il mondo delle imprese. Occorrono percorsi di formazione che io auspico vengano realizzati nei Paesi di origine. Una formazione che non deve riguardare solo la parte tecnico-professionale, ma anche quella civica: la conoscenza delle nostre leggi, della nostra costituzione, della nostra cultura, il contesto sociale ed economico nel quale verranno a trovarsi. Dunque, un percorso formativo solido e completo.

Dobbiamo guardare però anche al tema dell’integrazione. Integrazione scolastica, culturale, fatta anche in collaborazione con il terzo settore. Un percorso complesso, ma che va affrontato. Nel nostro piccolo, E4Impact è pronta. È pronta nei 23 Paesi dell’Africa nei quali opera e forma giovani imprenditori. La Germania ha appena concluso un accordo con il Kenya per avere 200mila persone formate in loco che possano poi emigrare in Germania.

Ma c’è anche il diritto a rimanere nel proprio Paese, il diritto a non emigrare, che è l’altra faccia della medaglia. Io credo che le misure che l’Europa ha preannunciato siano molto deboli. Attengono più al tema della sicurezza, dei confini, ma hanno dei limiti molto forti.

Ad esempio, sul piano di ripresa della missione Sofia volta al controllo navale del Mediterraneo, serve l’unanimità dei Paesi membri che non sembra poterci essere.
C’è poi il tema del superamento del Trattato di Dublino, quello della volontaria distribuzione in Europa dei flussi migratori. Molti Paesi non stanno dimostrando quella solidarietà che dovrebbe essere alla base dell’Europa Unita.

Infine, manca completamente una visione per gli gli investimenti in Africa. Nei dieci punti annunciati dalla presidente Von der Leyen non ce n’è traccia. Quando ci troviamo di fronte a 29 milioni di giovani che entrano ogni anno in età lavorativa in Africa dobbiamo capire che questo problema va affrontato alla radice o non riusciremo ad arginarlo. Dobbiamo porre le condizioni affinché questi giovani riescano ad avere un lavoro dignitoso nel loro Paese. Altrimenti saranno forzati a emigrare dalla fame, dalle carestie, dalla povertà, dalle guerre e persino dal cambiamento climatico. E lo faranno in maniera non regolare.

Il tema dell’immigrazione dignitosa è importantissimo, così come impegnare l’Europa ad investire in Africa, perché solo così si potranno dare risposte strutturali e durature. Come E4Impact lo stiamo facendo. In questi anni abbiamo formato oltre 40mila giovani imprenditori in 23 Paesi. Continueremo a farlo.

La speranza è che il Piano Mattei annunciato dal Governo trovi concretezza con iniziative che si aggiungono e moltiplicano ciò che facciamo nel nostro piccolo, senza contare l’ormai necessario coinvolgimento delle Nazioni Unite per fronteggiare una problematica ormai globale».