In piena emergenza coronavirus torna l’ebola: due morti e rischio epidemia

FILE - In this Sunday, July 14, 2019 file photo, an Ebola victim is put to rest at the Muslim cemetery in Beni, Congo. These African stories captured the world's attention in 2019 - and look to influence events on the continent in 2020. (AP Photo/Jerome Delay, File)

Una bambina è morta domenica e un uomo giovedì. Entrambi a causa dell’ebola. E quindi la Repubblica Democratica del Congo non può dichiarare chiusa l’epidemia che dalla metà degli anni ’70 compare e scomparse mietendo vittime nel Paese Africano. Lunedì 13 aprile il Paese e l’Organizzazione Mondiale della Sanità avrebbero potuto dichiarare, come da protocollo, la fine dell’epidemia. E invece niente: visti questi due nuovi casi il fronte epidemico deve considerarsi ancora aperto. E in più deve ancora aggiungersi al nuovo, quello del coronavirus che sta piegando il mondo intero e che nel Paese ha contagiato 241 persone causando 20 decessi.

Il direttore dell’Organizzazione Mondiale della Salute (Oms) Tedros Adhanom Ghebreyesus ha scritto su Twitter: “Dopo 52 giorni senza casi, le squadre di sorveglianza e di risposta sul campo hanno confermato un nuovo caso”. E ha continuato in un altro post: “Sfortunatamente, questo significa che il governo della Rdc non potrà dichiarare la fine dell’epidemia di ebola lunedì, come avevamo sperato”.

L’ultimo decesso riguarda una bambina del territorio di Beni, uno dei focolai dichiarati epidemici il primo di agosto del 2018. Nello stesso centro sanitario era morto giovedì un uomo che aveva presentato i sintomi di Ebola (febbre, diarrea, vomito). “Le informazioni preliminari indicano che si tratta di un uomo di 26 anni nel territorio di Beni”, aveva riportato il comitato di risposta all’epidemia. Le equipe di medici stanno compiendo degli accertamenti sul campo ma, da quanto emerge, non sarà possibile dichiarare chiusa l’epidemia; può succedere 52 giorni dopo che l’ultimo caso è risultato negativo al test.

L’ultimo caso si era verificato il 17 febbraio e il 3 marzo l’ultimo paziente era stato dimesso da un ospedale. Perciò il Paese si preparava a dichiarare chiusa l’epidemia che dall’estate 2018 ha causato 2.273 vittime e oltre tremila contagi.