Inchiesta urbanistica Milano, il Riesame libera tutti: mazzata per la Procura che ha trasformato WhatsApp in codice penale

Ex Assessore Giancarlo Tancredi alle Udienze al tribunale del Riesame per caso urbanistica - Milano, 14 Agosto 2025 (Foto Claudio Furlan/Lapresse) Hearings at the Review Court for urban planning case - Milan, 14 August 2025 (Photo Claudio Furlan/Lapresse)

Il Tribunale del Riesame di Milano ha fatto quello che doveva fare: mettere il diritto al centro della scena, annullando gli arresti che ha ritenuto non avessero fondamento. Indagare una persona è – in presenza di indizi -un dovere. Privarla della libertà personale può essere solo un’eccezione. Ma andiamo al cuore della questione.

Su cosa pare fondarsi questa inchiesta che ha scosso Milano e paralizzato l’urbanistica della città? Prendiamo l’ormai celebre chat del 12 marzo 2024 tra l’ex assessore Tancredi e l’imprenditore Manfredi Catella. “Ma mi confermi come assessore?” scrive Tancredi. “Voi siete i best ever. Io se volete vi faccio da segretario”, risponde Catella. Il direttore generale Christian Malangone aggiunge: “Me lo tatuo sulla schiena”. La Procura legge in questi scambi la prova di un “mercimonio della funzione pubblica” e di un “asservimento” dell’amministrazione agli interessi privati. Ma davvero? Non potrebbe essere, molto più semplicemente, la confidenza tra professionisti che collaborano su progetti complessi? Lo stesso Catella, nella sua memoria difensiva di 18 pagine presentata al gip Mattia Fiorentini, ha spiegato che quando scriveva che “il tempo sarebbe finito”, non stava minacciando chissà quale ritorsione, ma semplicemente riferendosi all’esaurirsi delle vie del dialogo istituzionale prima di procedere per vie legali. E quando nei messaggi si parlava di “rottura”, non era una minaccia al Comune, ma il riferimento all’ipotesi che l’architetto Stefano Boeri potesse ritirarsi dal progetto.

Ma c’è di più. La Procura insiste sul fatto che Catella avrebbe in qualche modo “controllato” l’amministrazione comunale attraverso una rete di relazioni inappropriate. Eppure, quando si va a vedere nel concreto, di cosa parliamo? Di fatture a Marinoni per “ 400 euro” nel 2020, come ha provato lo stesso Catella. Di normali interlocuzioni tra un importante operatore immobiliare e l’amministrazione pubblica su progetti che valgono centinaia di milioni e che stanno ridisegnando il volto di Milano. Particolarmente indicativo è il caso della Fondazione Catella, tirata in ballo da una certa eccitatissima stampa, come esempio di conflitto d’interesse. Viene sottolineato che il Comune di Milano ha erogato contributi alla Fondazione. Vero. Ma quello che non viene detto con la stessa enfasi è che anche la Regione Lombardia, il Ministero della Cultura, la Camera di Commercio e numerose altre istituzioni pubbliche hanno fatto lo stesso.

Il sospetto permanente della Procura

La Fondazione Catella gestisce la Biblioteca degli Alberi di Milano attraverso una partnership pubblico-privata con il Comune, occupandosi di manutenzione, sicurezza e programmazione culturale. Un modello che in qualsiasi Paese normale verrebbe celebrato come esempio virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato. Ma nella Milano del sospetto permanente, diventa prova di chissà quale trama oscura. Tutti ci arrenderemmo di fronte alla prova di reato, alla pistola fumante, ma la Procura invece ci informa (puntualmente, attraverso la distribuzione capillare degli atti d’inchiesta ai media) che Catella “Trattava Sala e Tancredi come sui dipendenti maldestri”.

Emblematica è ancora la questione del messaggio dell’architetto Stefano Boeri al sindaco Sala del 21 giugno 2023. Boeri avverte di problemi con la Commissione Paesaggio e del rischio di ricorsi al TAR. Un normale avvertimento tra professionisti? Per la Procura, no: è la prova di pressioni indebite. Se un architetto non può nemmeno segnalare al sindaco che una commissione sta eccedendo le proprie competenze, allora davvero siamo alla criminalizzazione di qualsiasi forma di dialogo tra pubblico e privato. Ma la procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano ha dichiarato che l’inchiesta andrà avanti “non perché siamo ossessionati dal fenomeno urbanistico, ma perché la legge ce lo impone”. Nessuna ossessione, per carità, ma alla vigilia degli interrogatori da parte del giudice del Riesame, la Procura. è corsa a depositare nuovi atti e dopo la decisione di annullamento degli arresti ha presentato ricorso in Cassazione.

Complimenti trasformati in prove schiaccianti

Per non parlare di un passaggio degli atti, nel quale i magistrati riportano una chat in cui «Catella illustra varie soluzioni a Tancredi e Marinoni per compensare i pretesi e lamentati extracosti: dopo qualche mese il Parlamento, in sede di conversione del decreto legge Sport 96/2025, introduce il comma 4 quinques che di fatto recepisce proprio una delle ipotesi di Coima». Insomma c’è perfino un Parlamento, controllato da una maggioranza di centrodestra, che di sicuro non ha alcun interesse a far favori all’amministrazione di Milano, che si fa suggerire procedimenti, per tramite di assessori e funzionari. Se non è un’ossessione, somiglia un po’ ad un incubo. Tra le carte dell’inchiesta spuntano altri messaggi che la Procura interpreta come prove schiaccianti, ma che alle quali – senza grossi sforzi – si può dare una lettura meno pregiudiziale. Prendiamo il caso di Federico Pella, architetto e manager della J+S, per il quale il Tribunale del Riesame ha revocato i domiciliari disponendo solo misure interdittive. Il 28 dicembre 2021, quando Giuseppe Marinoni era stato nominato presidente della Commissione Paesaggio, Pella gli aveva scritto: “Che dire, wow!! Penso ci sentiremo presto”. Per pm e gip questo messaggio non poteva essere un semplice complimento, come sostenuto dalla difesa e invece sottintendeva chissà che torbide faccende.

Ancora più significativo è il caso di Alessandro Scandurra, liberato dal Riesame dopo settimane di domiciliari. L’architetto era accusato di aver ricevuto una fattura da 28mila euro da Coima come presunta “copertura” per trattamenti di favore sul progetto del Pirellino. Ma nelle sue difese ha sempre sostenuto la legittimità di quella prestazione professionale, riferita – come precisato dallo stesso Catella – non al Pirellino ma a un “potenziale progetto” in via Messina, “che nulla ha a che vedere” con il primo. E infatti il Tribunale del Riesame, esaminando le carte con maggiore equilibrio, non ha trovato elementi sufficienti nemmeno per mantenere una misura cautelare attenuata.
Il caso più clamoroso resta quello di Andrea Bezziccheri, l’unico finito in carcere (in carcere) e poi liberato senza nemmeno misure alternative. “Da ottobre 2022 Andrea Bezziccheri porta nelle aule di giustizia elementi per dimostrare che non ha commesso alcun reato”, hanno dichiarato i suoi avvocati Andrea Soliani e Francesco De Luca. “Continuerà a farlo, nella speranza che emerga definitivamente la circostanza per cui, da buon imprenditore, ha sempre rispettato le regole”. E il Riesame gli ha dato ragione: nessuna esigenza cautelare, nessun pericolo da scongiurare, nessuna prova che reggesse al vaglio di un esame più sereno.

Chat interpretate a senso unico: tutto è corruzione per la Procura

Le chat tra Marinoni e Pella, che la Procura presenta come il cuore di un sistema corruttivo, parlano di progetti urbanistici complessi: San Siro, Cascina Gobba, Molino Dorino, Famagosta. “Ormai i nodi li stiamo risolvendo. Rimangono San Donato e Assago”, scrive Marinoni a Pella. La Procura vi legge una “spartizione” criminale della città, un mercimonio delle aree di sviluppo. Ma non potrebbe essere, più banalmente, il tentativo di professionisti del settore di proporre soluzioni urbanistiche per aree problematiche che da anni attendono una riqualificazione? Non è forse questo il lavoro di architetti e urbanisti: immaginare il futuro delle città, proporre progetti, cercare investitori? Il messaggio che tutto questo trasmette agli operatori economici è devastante. Se ogni rapporto tra pubblico e privato può essere letto come corruzione, se ogni messaggio informale può diventare prova di reato, se ogni consulenza professionale può essere interpretata come tangente mascherata, allora meglio non dialogare più.

Altre chat che i magistrati interpretano come “sistema” corruttivo emergono dalle carte. “L’urbanistica l’hanno sempre fatta loro, da 20 anni”, scriveva Marinoni a Pella nell’agosto 2024, parlando dei “partner” del Comune. La Procura vi legge l’ammissione di un sistema consolidato di malaffare. Ma non potrebbe essere la constatazione, magari amara, che a Milano esistono professionisti che da decenni si occupano di urbanistica? Che esistono competenze consolidate nel settore? Nessuna ossessione, per carità…