Inchiesta urbanistica: Tancredi risponde, Marinoni no. Sei rinvii a giudizio per il Park towers a Crescenzago

Andrea Bezziccheri in tribunale per interrogatori di garanzia davanti al Gip in tribunale per l’inchiesta sull’urbanistica milanese - Milano, Italia - Mercoledì, 23 luglio 2025 (foto Stefano Porta / LaPresse) Andrea Bezziccheri is in court for preliminary hearings before the investigating judge in the investigation into Milan's urban planning. - Milan, Italy - Wednesday, 23 July 2025 (photo Stefano Porta / LaPresse)

Sul marciapiede di fronte al palazzo di giustizia non c’è Paolo Brosio che rischia di farsi travolger dal tram, ma all’ingresso di via Freguglia sembra di essere tornati ai giorni di “Mani Pulite”, con la ressa di cronisti e telecamere. I sei principali indagati dell’inchiesta sfilano davanti al gip Mattia Fiorentini. Sono i protagonisti di quella che i pm definiscono una “corruzione circolare” con lessico adatto ai tempi.
Con tempismo perfetto, mentre gli indagati iniziano a rispondere alle domande dei pm, la gup Alessandra Di Fazio dispone il rinvio a giudizio per sei imputati nel caso Park Towers, il progetto di tre torri per 113 appartamenti in zona Crescenzago.

Rigenerazione urbana a giudizio

Tra gli imputati figura Andrea Bezziccheri di Bluestone, lo stesso imprenditore qualche ora dopo affronterà l’interrogatorio preventivo per le nuove accuse di corruzione. Una doppia esposizione giudiziaria che pesa sulle strategie difensive. “Questo è il quarto processo che parte dalle indagini sull’urbanistica”, sussurra un avvocato nei corridoi del tribunale. E non è un dettaglio: sono già in corso i processi per Torre Milano di via Stresa (dove Sala è stato citato come testimone), il progetto di via Fauchè e il Bosconavigli di Stefano Boeri. Come se, un pezzo alla volta, si stesse mandando a giudizio tutta la visione di rigenerazione urbana.

La procura non molla

L’ex assessore Giancarlo Tancredi arriva al tribunale per affrontare un interrogatorio drammatico. Un’ora e mezza davanti al gip Fiorentini, assistito dall’avvocato Giovanni Brambilla Pisoni. Risponde a tutte le domande, deposita una memoria difensiva. All’uscita, poche parole ai cronisti: “Non ho niente da dire. Ho parlato con i giudici e bisogna avere rispetto per loro”. Ma è la procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano a svelare il retroscena più importante: “Tancredi ha risposto alle domande, abbiamo insistito sulle misure”. La procura non molla, vuole i domiciliari. Ma intanto, a 500 metri di distanza, C’è un altro pezzo di giustizia che sta già emettendo una sentenza: il Tribunale Amministrativo delle Lombardia decreta la legittimità del superamento dei 25 metri di edificazione, anche senza piano attuativo, quando si è in zona urbanizzata.

Una sentenza che vale il Salva Milano

In pratica dà ragione ad amministratori e costruttori nell’interpretazione della normativa edilizia: era da lì, nei ricorsi presentati da privati, nelle famose denunce di palazzi sorti ristrutturando aree dismesse, con la sola comunicazione della Segnalazione Certificata di Inizio Attività, la madre di tutti i filoni d’inchiesta. Quindi non c’è mai stato alcun illecito amministrativo. Una sentenza che – di fatto – vale quel famoso “salvamilano” naufragato tra timidezze e ambiguità politiche, abbandonato dallo stesso sindaco Sala e clamorosamente dal Pd. Una vicenda costata le dimissioni dell’allora assessore alla casa Guido Bardelli. Al palazzo di Giustizia si va avanti. Giuseppe Marinoni, ex presidente della Commissione per il paesaggio. Sceglie di avvalersi della facoltà di non rispondere. “Non c’è alcun episodio corruttivo, né nessun sistema per come è delineato dalla Procura”, spiega il suo avvocato Eugenio Bono.

Un processo alla speculazione edilizia

Nella memoria difensiva, un attacco frontale ai pm: “La Procura ha riportato negli atti giudizi morali più che elementi concreti”. L’indagine sarebbe stata “impostata come un processo alla speculazione edilizia nei confronti dell’intera città di Milano”. Parole che la sentenza del TAR trasforma da difesa dell’indagato a denuncia di un teorema. Il costruttore Manfredi Catella si presenta all’interrogatorio con una squadra di avvocati: che va dall’ex ministra Paola Severino a Francesco Mucciarelli, a Adriano Raffaelli. Nelle loro borse una memoria corposa per smontare l’impianto accusatorio. Il “re del mattone” difende i suoi progetti – da Porta Nuova al Villaggio Olimpico – come esempi di sviluppo trasparente. L’inchiesta descrive “eversive degenerazioni in cui opera la Commissione per il paesaggio” con una “strumentalizzazione che ne fa la parte politica, principalmente l’assessore Tancredi, in sintonia con il sindaco Sala”. Un “sistema di corruzione sistemica e ambientale”, lo definiscono i pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici.

Cosa rimane di penalmente rilevante

Ma ora resta da capire cosa davvero rimanga di penalmente rilevante, nel momento in cui vengono a mancare le fondamenta, l’illecito amministrativo. Chi avrebbe corrotto, per lavori che non violavano alcuna norma? Forse a Palazzo Marino e in casa Pd, qualcuno si sta domandando se, con un po’ più di coraggio, buona parte di questa onda di fango si sarebbe potuta evitare. Mentre al tribunale si consumano gli interrogatori, a Palazzo Marino regna il caos organizzato. Sala ha affidato l’interim dell’urbanistica al vicesindaco Anna Scavuzzo, scelta che ha fatto insorgere i Verdi. Carlo Monguzzi parla di “mancanza di discontinuità”. “Il vero problema è che abbiamo congelato tutto fino a settembre”, confida un dirigente dem. “San Siro, il Piano Casa, persino le nomine ordinarie. Siamo paralizzati dalla paura che ogni firma diventi un’accusa”. La decisione del gip Fiorentini potrebbe arrivare solo ai primi di settembre, prolungando l’agonia.