Le autorità bulgare non sembrano avere dubbi. Le interferenze che hanno “accecato” l’aereo su cui volava Ursula von der Leyen hanno un solo responsabile: Mosca. La presidente della Commissione europea è impegnata in un tour sulla frontiera orientale dell’Unione. Un viaggio dal profondo significato simbolico, oltre che politico, visto che la guerra in Ucraina continua a essere al centro della diplomazia e Bruxelles è impegnata a rafforzare la propria industria bellica, a capire come sostenere Kyiv e minaccia nuove sanzioni alla Russia. Ma il volo che doveva portare von der Leyen dalla Polonia a Plovdiv, in Bulgaria, è stato coinvolto in un misterioso e pericoloso incidente. Prima dell’atterraggio, è stato segnalato un picco di episodi di jamming e spoofing, le tecniche con cui viene manipolato e colpito il sistema di navigazione satellitare. Il Gps dell’intera zona dell’aeroporto è diventato inservibile. E, come ha rivelato per primo il Financial Times, dopo aver continuato a sorvolare l’area per circa un’ora, il pilota è stato costretto a utilizzare le mappe analogiche e procedere comunque alla manovra di atterraggio.
La notizia, data dal quotidiano britannico, è stata confermata anche dalla Commissione europea. E a Sofia non hanno dubbi che si tratti di un attacco russo, da collegare anche al fatto che von der Leyen, oltre a dover incontrare il primo ministro bulgaro, Rosen Željazkov, doveva anche visitare una fabbrica di munizioni. “Siamo, ovviamente, consapevoli e in qualche modo abituati alle minacce e alle intimidazioni che sono una componente costante del comportamento ostile della Russia. Naturalmente, questo non farà che rafforzare ulteriormente il nostro incrollabile impegno a potenziare le capacità di difesa e il supporto all’Ucraina”, ha dichiarato la portavoce della Commissione europea, Arianna Podestà.
L’Europa quindi ha reagito a questo attacco in modo netto, confermando la linea dura nei riguardi di Mosca. E questo nonostante la Russia abbia subito smentito le affermazioni del Financial Times e delle autorità bulgare. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha detto che le informazioni ottenute dal quotidiano “non sono corrette”. Ma la smentita d’ufficio della presidenza russa non serve certo a placare la tensione che si respira tra Bruxelles e Mosca. La Russia, dall’inizio della guerra in Ucraina, ha aumentato sensibilmente le attività di interferenze ai sistemi di navigazione satellitare europea. Gli esperti hanno già messo in guardia dal pericolo di un disastro aereo. “L’Europa è la regione più colpita a livello globale da questo fenomeno e, nel giugno di quest’anno, 13 Stati membri hanno inviato una lettera alla Commissione richiamando la nostra attenzione su questo problema, che sta diventando una pratica quasi quotidiana”, ha dichiarato la portavoce della Commissione per i trasporti, Anna-Kaisa Itkonen. Lo stesso Ispettore generale delle forze armate tedesche, Carsten Breuer, ha ammesso che il suo aereo è stato preso di mira due volte da queste interferenze mentre sorvolava il Mar Baltico. E questo certifica che la tensione, soprattutto lungo la frontiera orientale dell’Ue, è particolarmente elevata.
Il clima è pesante, anche perché arriva dopo che nei giorni scorsi a essere attaccato a Kyiv è stato l’edificio che ospita la rappresentanza della Commissione europea. Anche in quel caso, nessuno ha messo in dubbio che si sia trattato di un segnale. Che nella Capitale ucraina siano stati colpiti contemporaneamente la sede dei funzionari Ue e del British Council, simbolo della presenza britannica all’estero, è stato un evento che ha provocato la convocazione degli ambasciatori russi ma anche la preoccupazione dei diplomatici. Vladimir Putin sembra ormai aver alzato il tiro nei confronti di Bruxelles e di Londra, impegnate a formulare le ipotetiche garanzie di sicurezza per l’Ucraina. E questa escalation nei riguardi della Commissione europea, addirittura con il sospetto che Mosca abbia colpito l’aereo della presidente von der Leyen, è un segnale che non può essere sottovalutato.
Così come non passano in secondo piano le mosse di Putin a livello diplomatico. L’incontro con l’omologo Usa Donald Trump in Alaska ha certificato il desiderio del presidente russo di tornare sulla scena internazionale squalificando Volodymyr Zelensky ma anche i leader europei. E in Cina, in occasione dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, lo “zar” ha avuto ancora modo di rafforzare i suoi legami con l’altro lato del mondo. L’Oriente e il Sud globale che hanno evitato l’isolamento del Cremlino in questi anni di guerra e che ora rappresentano la grande leva per premere sull’Occidente.
