Intervista a Omar Shakir: “Per un futuro migliore alla Palestina e a Israele si fermino gli abusi sui diritti umani”

Hanno “silenziato” la Palestina. Come se la tragedia di un popolo sotto occupazione non esistesse più. Scomparsa dall’agenda politica dei Grandi della Terra e dai riflettori di una stampa mainstream per la quale i palestinesi sembrano esistere e fare notizia solo quando si fanno strumenti di morte, shahidi (martiri) Per fortuna, è davvero il caso di dirlo, che c’è Internazionale, il settimanale diretto da Giovanni De Mauro, che sul mondo non spegne mai la luce e che ha il coraggio di proporre, documentandole, verità scomode. Verità di cui sono testimoni persone come Omar Shakir, giurista statunitense e direttore per Israele e Palestina di Human Rights Watch. Shakir sarà ospite venerdì 1° ottobre al Festival Internazionale di Ferrara per un incontro dal titolo “Spostare il centro del racconto“. Internazionale a Ferrara è il festival di giornalismo del settimanale Internazionale e si terrà nella città estense dall’1 al 3 ottobre. Fra gli ospiti anche la climatologa sudafricana Ndoni Mcunu, lo scrittore Martin Caparròs, l’economista Marcella Corsi, il poeta attivista Mohammed El Kurd, la linguista turca Kübra Gümüşay.

Sulla Palestina è calata una cappa di silenzio. Un silenzio che sa di morte. La Comunità internazionale ha di nuovo chiuso gli occhi sulla tragedia quotidiana del popolo palestinese. Eppure la situazione è sempre più drammatica. Può raccontarla?
La comunità internazionale si sta concentrando sulla situazione che sta vivendo la Palestina, piena di ostilità e violenza. Anche se sono finiti gli spargimenti di sangue rimane la violenza “fredda” delle istituzioni. Le autorità stanno commettendo crimini contro l’umanità con l’apartheid e le persecuzioni dei milioni di palestinesi. le loro politiche comprendono violenza e oppressione nei confronti dei cittadini. Politiche che prevedono la chiusura della striscia di Gaza che rinchiude più di un milione di persone in una prigione a cielo aperto. Tutti sono soggetti ad un regime restrittivo di violenza.

L’assedio senza fine di Gaza, il “muro dell’apartheid” in Cisgiordania, la pulizia etnica che continua a Gerusalemme Est. A Gerusalemme non “regna” più Benjamin Netanyahu, ma le cose non sembrano cambiare quanto a rispetto dei diritti umani.
Il 13 giugno il governo israeliano è cambiato e Naftali Bennett è ora il primo ministro, nonostante le facce siano cambiate la situazione resta la stessa. Il governo ha reso chiaro che le politiche riguardanti la Palestina non cambieranno, questo è uno status quo sull’apartheid e sulla persecuzione di milioni di palestinesi poiché così facendo manterranno il potere predominante sulla Palestina.

Human Rights Watch ha documentato in una serie infinita di rapporti, le punizioni collettive inflitte da Israele ai palestinesi, le detenzioni amministrative senza fine, i minorenni incarcerati…Sembra che Israele sia al di sopra della legalità internazionale. Da parte dell’Occidente, e in esso dell’Europa, questo silenzio complice non è anche un tradimento a quei valori e principi che sono a fondamento del “mondo libero”?
Per decenni il governo israeliano ha violato le leggi del diritto internazionale umanitario, questi crimini sono stati documentati da organizzazioni umanitarie internazionali e sono stati condannati dalle Nazioni Unite. Nonostante questo, si sono rifiutati di cambiare le politiche del governo. Sotto vari punti di vista questa situazione è un test per le Nazioni Unite che continuano a non passare. Le NU lasciano che queste azioni perpetuino nell’ombra, è importante invece che le leggi che vengono applicate alle nazioni di tutto il mondo vengano fatte rispettare anche in questo Paese.

Chiunque osi censurare l’azione repressiva d’Israele viene tacciato di antisemitismo. Ma la tragedia dell’Olocausto può giustificare ogni comportamento?
Negli ultimi decenni il governo israeliano invece di prendere atto dei rapporti della Human Rights Watch sui crimini ha zittito chiunque gliene parlasse. Lo hanno fatto con un milione di modi differenti, hanno messo tasse per chi si esponeva sulle politiche dei diritti umani, hanno preso di mira le organizzazioni umanitarie, imposto accuse penali e tante altre misure restrittive. A livello internazionale abbiamo visto governi mettere restrizioni alle difese palestiniane, abbiamo visto i sostenitori della Palestina essere accusati di antisemitismo e altre accuse simili. È piuttosto importante che i Paesi comprendano quanto sia importante discutere della situazione in Palestina, creare spazi per la difesa e prendere coscienza dei crimini commessi dal governo israeliano.

La destra israeliana ha da sempre nel mirino le Ong internazionali, tra cui HRW, come quelle interne, una per tutte B’Tselem. Se un comportamento del genere fosse attuato da un qualsiasi Paese arabo, si scatenerebbe una campagna di denuncia su scala mondiale. Con Israele?
Questi ultimi governi hanno assalito chi si batteva per i diritti umani. Lo hanno fatto in vari modi, con restrizioni ai gruppi di aiuto umanitario, deportazioni e tanto altro, tutti metodi presi dai servizi segreti russi ed egiziani. È fondamentale che la comunità internazionale condanni questo attentato ai diritti umani e alle organizzazioni umanitarie e che si faccia sentire nei riguardi di questi abusi e protegga i gruppi umanitari affinché possano svolgere il loro lavoro.

Basandosi sulla sua esperienza personale, le chiedo: c’è ancora un futuro per il dialogo e una pace giusta in Palestina?
Per donare un futuro migliore alla Palestina e a Israele è fondamentale che gli abusi sui diritti umani si fermino subito. Il primo passo che deve compiere la comunità internazionale è accettare la realtà per quella che è: 54 anni di occupazione non sono una cosa “temporanea”, 30 anni di processi per la pace non smantelleranno l’oppressione messa in atto dal sistema. Milioni di palestinesi sono soggetti ad abusi e violenze date dall’apartheid. La comunità internazionale deve prendere atto di questo per poi poter mettere fine a questi abusi, non facendo nulla sarà complice di questi crimini. Smantellare questo governo oppressivo è la chiave per un futuro più sereno per i palestinesi e gli israeliani.