“E’ inutile nasconderci: arriva la prima donna premier; dopo anni, è la prima volta di un presidente non tecnico eletto in Parlamento ed è un Governo politico. Beh! per una sinistra che ha nella politica la sua cifra questa, diciamocelo francamente, è una bella sfida”. Per Valdo Spini, già ministro dell’Ambiente nei governi Amato uno e Ciampi, il voto di settembre non può essere liquidato frettolosamente. Anzi, “ci impone una analisi profonda dei motivi che ci hanno portato a questo punto”.
Che impressione le ha fatto il discorso della Meloni
Direi che è stato un discorso denso di filosofia politica della destra di oggi. Dei temi reali, quelli economici, c’era poco. Poi, il fatto che ci sia un Governo con una filosofia politica così forte credo che obbligherà le forze del centrosinistra ad esprimere una filosofia politica altrettanto compatta e altrettanto coerente per essere concorrenziali. Aggiungo però che mi è dispiaciuto che tra le donne che hanno preceduto l’ascesa della Meloni al pantheon della politica, non sia stata citata Lina Merlin, senatrice socialista, la donna che ha condotto la battaglia per l’abolizione della prostituzione.
La sinistra è in un momento d’impasse. Il segretario Maraio ha messo sul tavolo due questioni fondamentali per il rilancio del Psi e più in generale per il rilancio della sinistra: superare la diaspora e dare vita a un area socialdemocratica in Italia. Lei che ne pensa?
Le dimensioni della sconfitta, che in qualche modo ha coinvolto anche il Psi e le varie formazioni socialiste – anche quella mia Laburista -, sono state frutto nel tempo anche di costanti cambiamenti di linea così repentini e cambiamenti di segretari così frequenti del Pd. In questo anche corpi organizzati socialisti ne hanno subito le conseguenze. Oggi però la situazione è talmente grave che o si pongono temi di grande respiro, oppure così non si va da nessuna parte. Io ho guardato con amarezza al fatto che il Pd, che pure a livello Europeo è nel Pse e i suoi deputati aderiscono a un gruppo parlamentare che si chiama Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici, siano andati alle elezioni con un simbolo nel quale l’espunzione del termine socialista è stata chiarissima. E’ sbagliato, perché nel momento in cui il Pd è lacerato tra l’alleanza Calenda – Renzi che ti chiede una opposizione che tagli il rapporto con i 5 Stelle e i questi ultimi che ti chiedono di tagliare i rapporti con il terzo polo, in questo momento, queste due forze opposte, possono esercitare una attrazione sul corpo del Pd.
Cosa fare?
Credo che sarebbe interesse del Pd di reagire con più forza e più chiarezza ad avere una identità più netta; e in questo, recuperare il termine socialista è fondamentale. Perché non si può più dare come ragione ostativa vicende di trent’anni fa ampiamente superate. Poi c’è da dire che, se l’astensionismo è al 37% e il 4% ha votato scheda bianca o nulla, significa che la sinistra non ha trovato una sua espressione riconoscibile nei nomi delle formazioni politiche che si sono presentate. Quindi è un tema che va posto. Anche nel Pd c’è bisogno di una identità, di individualità, e mi domando se, l’individualità socialista non possa essere anche la risposta a questo tentativo in atto, di lacerare il Pd da destra e da sinistra.
A chi tocca farlo?
Spetta ai socialisti proporlo. L’area socialista è piena di formazioni culturali, riviste, molto attive e rispettate e se guardiamo ai social, c’è un forte attivismo. Sarebbe intelligente recuperare le varie anime. E in ogni caso spetta ai socialisti proporre al Pd e alle altre forze di sinistra di creare un area socialdemocratica. Un rilancio dell’identità socialista sarebbe importante. Certo poi va concretizzata in battaglie singole, precise, per recuperare un elettorato popolare che era il nostro punto di forza e che oggi al Nord vota Lega o Fratelli d’Italia e al Sud vota 5 Stelle. E per riuscirci, una maggiore caratterizzazione socialista della sinistra, penso possa essere la chiave giusta. Anche perché, in Europa non è che non ci sono i socialisti: dalla Spagna al Portogallo, alla Finlandia, la Svezia, dove abbiamo perso di poco, c’è una forte connotazione socialista. Certo non è come prima, ma c’è ed è un punto di forza. Su questo fronte è chiaro che Maraio abbia tutte le intenzioni di perseguire questa strada.
Perché in Italia c’è questa ostilità al termine socialista?
Arriva dagli ambienti cattolici e democratici del Pd. Perché loro hanno sempre pensato che in questo modo si rafforzasse la presenza dell’ex Pci che preferiscono la parola progressista. Per cui in qualche modo, come si dice da noi, di notte “tutti i gatti sono bigi” all’assunzione con chiarezza del termine socialista. Poi, per la verità, c’è da dire che il Pd pensa al socialismo europeo, non come una specie di condanna o luogo in cui bisogna stare per forza, ma perché è quello un campo in cui si riconoscono realmente. Per questo, ribadisco, spetta a noi proporre con forza questo aspetto e farlo non in termini novecenteschi, ma guardando all’ambiente dei giovani e a quello della coscienza dell’emancipazione femminile.
Da ex ministro dell’Ambiente, cosa suggerirebbe al neo ministro Zangrillo?
Che i temi dell’ambiente costituiscono una sfida epocale. I fenomeni ambientali oltrepassano le frontiere nazionali e costituiscono problemi comuni a livello Europeo e internazionale. Ricordo che come ministro dell’Ambiente del Governo Ciampi convocai il primo vertice dei ministri dell’ambiente del G7 della storia.
