IRIS², il futuro della sovranità tech italiana passa per lo spazio

Il futuro della sovranità tecnologica italiana passa necessariamente attraverso il rafforzamento della cooperazione europea nel settore spaziale. Negli ultimi mesi, la discussione sulla possibilità di affidare parte delle comunicazioni governative italiane a Starlink, la costellazione di satelliti di Elon Musk, ha riportato in primo piano un nodo cruciale: può un Paese come l’Italia, che rivendica autonomia strategica, dipendere da infrastrutture private estere?
Il tema non è teorico. La premier Giorgia Meloni ha riconosciuto che Starlink rappresenta oggi una soluzione immediatamente disponibile, pur sottolineando che non è l’opzione ideale. L’opposizione, in particolare il Partito Democratico, ha espresso forti perplessità, chiedendo che sistemi vitali come SICRAL 3 coinvolgano solo aziende italiane o europee. In gioco non c’è solo la resilienza tecnologica, ma la capacità di garantire indipendenza decisionale in contesti di crisi geopolitica.

La vicenda dimostra come le infrastrutture spaziali siano ormai un pilastro della sicurezza nazionale. L’episodio del conflitto in Ucraina, quando Musk ventilò la possibilità di limitare l’uso di Starlink, ha già evidenziato i rischi di affidare a un soggetto privato extraeuropeo le chiavi delle comunicazioni strategiche. Per questo l’Europa deve accelerare sulla costruzione di alternative proprie.

La risposta si chiama IRIS²

La risposta si chiama IRIS², la costellazione satellitare europea destinata a garantire comunicazioni sicure, resilienti e indipendenti. Con un investimento complessivo di oltre 10 miliardi di euro e un contributo ESA da 600 milioni, il progetto coinvolge un consorzio industriale paneuropeo e prevede circa 290 satelliti multiorbitali, con piena operatività tra il 2027 e il 2030. L’Italia è protagonista: il Centro Spaziale del Fucino, in Abruzzo, ospiterà il principale centro di controllo di IRIS², generando investimenti e centinaia di posti di lavoro qualificati. Parallelamente, il Parlamento italiano ha approvato una legge sulla space economy che apre la strada a una costellazione nazionale complementare, a testimonianza della volontà di rafforzare il settore spaziale come asset strategico. Si tratta di una scelta che integra e non contraddice il percorso europeo: prepararsi a un futuro autonomo senza rinunciare alla cooperazione.

Il direttore generale dell’ESA, Josef Aschbacher, ha recentemente ammonito che l’Europa deve aumentare gli investimenti nello spazio per preservare la propria autonomia in un contesto di crescente competizione globale. È un monito che l’Italia deve raccogliere: rafforzare ESA e i programmi comuni significa non solo ridurre la dipendenza da soluzioni estere, ma anche valorizzare le eccellenze industriali nazionali, da Leonardo al Centro Italiano Ricerche Aerospaziali, fino alla filiera delle PMI innovative.

La scelta è chiara: continuare a inseguire soluzioni pronte ma vulnerabili, oppure investire nella costruzione di una vera sovranità europea nello spazio. L’Italia, con le sue competenze e i suoi asset, può essere protagonista di questa rivoluzione, trasformando la sfida geopolitica in un’opportunità di crescita industriale e tecnologica. Il momento è decisivo. Mentre gli altri esitano, il nostro Paese ha la possibilità di affermarsi come leader della nuova frontiera spaziale europea. Sostenere IRIS² e il rafforzamento dell’ESA significa investire in sicurezza, innovazione e autonomia strategica: un patrimonio per le prossime generazioni.