Per l’avvocato di Volturara Appula è l’offesa più sanguinaria che si possa fare. “Questa è la Legge di Bilancio veramente più draghiana, forse, se vogliamo usare questo termine, che sia stata mai concepita”, dice Giuseppe Conte impegnato in un tour elettorale in Campania. Pessima non fosse altro perché l’ex governatore della Bce mise fine alla sua permanenza a Palazzo Chigi, un affronto che il leader 5 stelle non ha mai perdonato. Poche ore più tardi, a Palazzo Madama, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti (che fu uno degli sponsor più convinti di Mario Draghi) chiude il ciclo di audizioni previste dalle commissioni congiunte per la sessione di bilancio.
Il ministro detta le linee d’insieme: “Abbiamo bilanciato il supporto a specifici settori con l’esigenza di mantenere in ordine i conti pubblici”. Con un traguardo raggiunto: “Un’attenta conduzione della politica di bilancio ha contribuito al recente miglioramento del rating e dei titoli del debito pubblico”. Poi la precisazione: “Nel nuovo quadro di governance europea gli spazi di manovra sono più contenuti rispetto al passato”, quindi “ogni confronto della manovra 2026-28, pari ad un valore medio annuo di 18 miliardi, con le precedenti per le sue dimensioni non terrebbe in considerazione alcuni aspetti rilevanti”. Il ministro risponde all’Istat (“Avvantaggia chi sta meglio”) sul taglio dell’Irpef: “Tutela i contribuenti con redditi medi, ed estende la platea di chi aveva beneficiato del cuneo fiscale, coinvolge il 32% del totale dei contribuenti”.
In mattinata erano state audite Istat, Bankitalia, Corte dei Conti, Cnel e Upb, legna per alimentare le polemiche delle minoranze. Secondo l’istituto di statistica, nel 2024 quasi 5,8 milioni di italiani hanno rinunciato a curarsi, soprattutto per le liste d’attesa, cresciute dal 2,8% del 2019 al 6,8% attuale. Un dato che consente alla segretaria del Pd di tornare sulle barricate: “Chiedo a Giorgia Meloni di rispondere a questi 6 milioni di italiani che hanno perso la fiducia di potersi curare, anche se la Costituzione parla del loro diritto alla salute, a prescindere dal portafoglio che hanno in tasca”. Anche in questo caso risponde il titolare dell’Economia: “Abbiamo stanziato nuove risorse per la sanità, pari a 2,4 miliardi nel 2026 e 2,65 miliardi a decorrere dal 2027. Queste risorse faranno in modo che il rapporto tra spesa sanitaria e Pil salirà al 6,2% nel 2026”. Per l’inquilina del Nazareno l’alternativa è la patrimoniale: “Siamo a favore di una tassazione a livello europeo sulle persone che hanno milioni a disposizione”. E il no all’aumento delle spese militari: “Avremmo dovuto fare come la Spagna e dire di no al 5%”.
L’altro fronte di scontro è il caso Almasri. Di nuovo in prima fila il leader del M5S: “Siamo alla quinta, la sesta, la settima versione. Il tribunale dei ministri nella documentazione che ha mandato ha chiarito che non c’è nessuna richiesta di estradizione della Libia”. In scia il capogruppo dem in Senato, Francesco Boccia: “È sotto gli occhi di tutti la forzatura. È un fatto molto molto grave l’aver calpestato il diritto internazionale e aver emarginato l’Italia rispetto alla Corte penale Internazionale”. Si aggiunge il vicepresidente di Italia Viva, Davide Faraone, che ribalta il mappamondo: “L’Italia guidata da Giorgia Meloni è riuscita a far passare la Libia per la culla del diritto”.
A difesa dell’operato dell’esecutivo interviene la vicesegretaria di Forza Italia, Deborah Bergamini: “Il governo italiano ha agito con equilibrio e responsabilità, in un contesto internazionale estremamente complesso”. Per la deputata azzurra, “parlare di figuraccia significa ignorare la realtà: il governo ha valutato attentamente ogni elemento, tutelando la sicurezza dei cittadini italiani”. Da Fratelli d’Italia è il senatore Gianni Berrino a schierarsi: “La premier ci aveva visto giusto”. Tra frizzi e lazzi si attende il grande slam in due tempi: il voto in Campania (23-24 novembre) e il referendum sulla giustizia a marzo.
