Juve Stabia, squadra di Castellammare di Stabia (Napoli) militante nel campionato di serie B, è in amministrazione giudiziaria. E’ quanto emerge in una nota diffusa dalla procura di Napoli, guidata da Nicola Gratteri, in mattinata. Alle ore 11 è in programma una conferenza stampa in Procura dove sarà presente anche Giovanni Melillo, procuratore Nazionale Antimafia, e Maurizio Agricola, questore di Napoli, che forniranno dettagli in merito all’esecuzione del “decreto applicativo” della misura di prevenzione ex art. 34 del Codice Antimafia a carico della società calcistica Juve- Stabia.
L’ex art. 34 del Codice Antimafia (ora parte del Decreto Legislativo 159/2011) disciplina la misura di amministrazione giudiziaria dei beni connessi ad attività economiche, specialmente quando vi siano indizi di infiltrazione mafiosa. Tale misura viene adottata quando l’attività economica, direttamente o indirettamente, è compromessa dall’influenza della criminalità organizzata o può agevolarla, e sussistono sufficienti elementi per l’applicazione della misura.
Le vespe, guidate quest’anno dall’allenatore Ignazio Abate, sono settime nel campionato cadetto dopo otto giornate. Sabato scorso hanno vinto il derby contro l’Avellino giocato al ‘Menti’ di Castellammare di Stabia. Lo scorso anno la Juve Stabia è stata una delle rivelazioni del campionato cadetto, arrivando a disputare addirittura i playoff promozione.
Per Gratteri e Melillo “gli spostamenti della squadra, la sicurezza, il beveraggio, le gestione dei biglietti: tutto era nelle mani della camorra”. I clan in questione sarebbero i D’Alessandro, gli Imparato, clan storici della zona. Tuttavia, stando a quanto emerge dal comunicato diffuso dalla Procura, viene riscontrata la presenza in curva di persone considerate appartenenti alla criminalità organizzata che riuscivano ad entrare al “Menti” nonostante il Daspo.
La contestazione all’attuale società
L’attuale società, guidata dalla Brera Holdings, che detiene il 52% delle quote attraverso un accordo con Andrea Langella (a capo della holding XX Settembre Holding S.r.l.), che mantiene il restante 48% (Langella ricopre anche la carica di Presidente), non avrebbe preso le distanze dal “condizionamento di presenze e interessi mafiosi”, subentrando in “relazioni economiche di vecchia data, rispetto alle quali non si è dotata di adeguati meccanismi di controllo e prevenzione”.
L’operazione è stata eseguita dagli agenti della Polizia di Stato della Questura di Napoli e del Servizio Centrale Anticrimine che hanno dato esecuzione al decreto applicativo della misura di prevenzione dell’amministrazione giudiziaria, emesso dal Tribunale di Napoli – Sezione Misure di Prevenzione in data 13 ottobre 2025 nei confronti della S.S. Juve Stabia S.R.L.
Il ruolo del clan secondo la Procura
Il provvedimento – si legge nella nota diffusa – è stato adottato su proposta congiunta del Procuratore nazionale antimafia е antiterrorismo, del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli e del Questore di Napoli, a seguito di un’articolata attività investigativa e di analisi patrimoniale che ha consentito di accertare un sistema di condizionamento mafioso dell’attività economica della società calcistica da parte del clan D’Alessandro, egemone nel territorio stabiese. Le indagini, confortate altresi da convergenti contributi dichiarativi di collaboratori di giustizia e dagli esiti delle registrazioni di alcuni colloqui in carcere di detenuti in regime di 41-bis (carcere duro), tra l’altro anche del clan Cesarano, hanno riscontrato come la gestione di numerosi servizi connessi allo svolgimento delle competizioni sportive della squadra sia stata, nel tempo e contestualmente, affidata a imprese e soggetti con profili di contiguità al clan D’Alessandro – nei settori strategici della sicurezza, del ticketing, della bouvetteria, delle pulizie e dei servizi sanitari, nonché, fino al 2024, del trasporto della prima squadra – configurandosi di conseguenza un oggettivo sistema di condizionamento mafioso dell’attività economica della società.
La compagine calcistica, nel suo attuale assetto societario e proprietario, è subentrata in relazioni economiche di antica data, che sin dall’origine si sono rivelate sottoposte al condizionamento di presenze e interessi mafiosi e rispetto alle quali non si è dotata di adeguati meccanismi di controllo e prevenzione. E quanto emerso, per esempio, nel nevralgico settore della gestione della sicurezza e dello stewarding, dove l’assenza di rigorosi strumenti di verifica e garanzia dei soggetti economici contraenti, cui è affidato il servizio, ha condizionato la gestione, anche sotto il profilo dell’ordine pubblico, degli eventi sportivi.
Ultras affiliati al clan in curva nonostante Daspo
Tale circostanza è risultata palesemente dalle specifiche verifiche compiute nel corso degli accertamenti, allorquando, in occasione della partita Juve Stabia – Bari dello scorso 9 febbraio 2025, personale del Commissariato di Castellammare di Stabia ha verificato che ai tornelli di un accesso alla Curva San Marco dello Stadio Menti, riservato ai tifosi locali, era presente con ruolo attivo al filtraggio, accanto al personale steward, un esponente del tifo organizzato già colpito da Daspo. Inoltre, con riferimento al servizio di ticketing, le indagini hanno portato alla luce una prassi diffusa e quantomeno potenzialmente idonea – attraverso punti vendita analogamente compromessi e rilascio di biglietti con dati anagrafici alterati – a consentire l’accesso allo stadio di soggetti pregiudicati e colpiti da Daspo, molti dei quali contigui al clan D’Alessandro. E emersa infatti la diffusa infiltrazione da parte del medesimo clan nella tifoseria organizzata locale, come evidenzia il corposo lavoro di analisi delle presenze certificate allo stadio, nonché dai numerosi provvedimenti di divieto di accesso allo stadio, anche fuori contesto, emessi nel corso della stagione calcistica trascorsa.
Alla festa affiliati a clan su palco
In tale periodo sono stati emessi 22 divieti di accesso fuori dal contesto di episodi violenti in occasione di gare calcistiche, relativi ad altrettanti pregiudicati appartenenti o contigui al clan, alcuni con ruoli di promozione del tifo organizzato, mentre 16 divieti sono stati emessi in occasione di episodi violenti durante le partite. La saldatura tra gli esponenti del tifo organizzato, già appartenenti o contigui a compagini criminali locali, e la comunità stabiese si è manifestata secondo tipiche modalità di condizionamento mafioso, nell’evento organizzato dal comune di Castellammare di Stabia lo scorso 29 maggio, per celebrare la conclusione dell’ottima stagione calcistica della squadra. Circostanza nella quale i rappresentanti dei tre gruppi ultras della tifoseria, alcuni colpiti da Daspo e con profili di contiguità criminale, si sono proposti pubblicamente sul palco con vertici della società di calcio, autorità civili e istituzioni pubbliche. Non da ultimo, presentano significativi indici di condizionamento le scelte operate società dalla calcistica in ordine ai responsabili del settore tecnico giovanile, uno dei quali già destinatario di provvedimenti ad opera della giustizia sportiva, attestanti radicate e consolidate relazioni con clan.
