Da Volodymyr Zelensky alla fine è arrivata una immediata marcia indietro. La manovra per ridurre l’indipendenza delle agenzie anticorruzione non è piaciuta a molti. E se in piazza sono tornate a manifestare migliaia di persone sparse in varie città dell’Ucraina (una scena inedita nel Paese in guerra dal febbraio 2022), quello che probabilmente ha fatto scattare l’allarme più importante all’interno dei corridoi dei palazzi di Kyiv è stata la sonora bocciatura dell’Unione europea.
Da Bruxelles, i giudizi nei confronti del provvedimento firmato da Zelensky sono stati profondamente negativi. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha anche telefonato al leader ucraino per chiedere chiarimenti su una legge che rischia di essere un pericoloso ostacolo al già difficile processo di integrazione europea. E ieri, lo stesso Zelensky ha annunciato sui social di avere “approvato il testo di un disegno di legge che garantisce un reale rafforzamento dello stato di diritto in Ucraina, l’indipendenza degli organismi anticorruzione e una protezione affidabile dello stato di diritto da qualsiasi influenza o interferenza russa”. Una scelta diventata quasi necessaria, per il presidente ucraino, che in poche ore dall’approvazione della controversa legge su Nabu e Sapo (le due agenzie) ha visto il fuoco incrociato della piazza, di alcuni parlamentari, ma anche di tutto il blocco occidentale. L’Ue e la Gran Bretagna si sono offerte addirittura per collaborare con Kyiv in modo da redigere un testo che fosse in linea con i parametri del Vecchio Continente e capace di evitare ogni possibile ambiguità nella tutela dello stato di diritto.
Ma a preoccupare Zelensky è stato anche l’avvertimento fatto arrivare dall’amministrazione Trump, ben poco lieta di vedere depotenziare le agenzie anticorruzione in una fase in cui gli Stati Uniti stanno comunque cercando di cambiare atteggiamenti sugli aiuti militari. Donald Trump ha ribadito anche in queste ore che le armi americane a Kyiv saranno interamente pagate dagli alleati europei, che acquisteranno sistemi made in Usa per spedire i propri alle forze ucraine. Ma è chiaro che all’interno del mondo Maga e del partito repubblicano sono in molti ad avere diversi dubbi su questo approccio. E servire assist alle critiche, a maggior ragione con una Russia bene attenta ad amplificare gli effetti di certi provvedimenti, è un tema che è stato sollevato anche dai media statunitensi e britannici. Media che hanno acceso da qualche tempo i riflettori anche sui difetti del governo Zelensky.
Ieri Politico ha addirittura definito la leadership ucraina come “semi-autoritaria” e un elemento corrosivo del sistema istituzionale di Kyiv. La decisione di smantellare Nabu e Sapo è stata letta come un “arretramento democratico”. E secondo alcune fonti dello stesso Politico, proprio in questi giorni di incubazione della nuova legge la Nabu stava indagando sul governo e su alcuni suoi funzionari. Accuse pesanti, che si uniscono a quelle arrivate dal Financial Times sulla figura del capo dell’ufficio presidenziale, Andrej Yermak, le cui dimissioni sono state richieste proprio dalle piazze contrarie alla nuova legge. Secondo il quotidiano finanziario, il capo di gabinetto di Zelensky è diventato una figura fin troppo potente. Un accentratore capace di influenzare la vita istituzionale ucraina dal sistema giudiziario fino alle nomine all’interno del governo e del ministero. E questo particolare attacco dalle colonne di un quotidiano come il Financial Times segnala come le critiche nei riguardi del governo di Kyiv inizino a essere sempre più ampie anche all’interno dei principali media politici e finanziari del blocco occidentale.
La pressione su Zelensky quindi resta alta. E questo mentre proseguono sia la guerra che gli sforzi negoziali. Ieri, dopo il terzo round di colloqui a Istanbul, la Russia ha di nuovo bombardato il territorio ucraino. Ma il Cremlino ha parlato di un’agenda delle discussioni “concreta e costruttiva”. E il portavoce di Vladimir Putin, Dmitry Peskov, ha aperto al possibile contatto tra Mosca e Washington per discutere dei risultati delle trattative. Un modo per confermare i canali di dialogo tra Casa Bianca e Cremlino mentre Zelensky deve fare il possibile per non fare allontanare di nuovo Trump dal tavolo negoziale e dall’appoggio a Kyiv.
