Non c’è niente di male nella decisione di pubblicare gli scritti di un autore screditato come Ilan Pappé. Nella carriera di questo improbabile “storico” israeliano non c’è solo la divulgazione di lecite sciocchezze sullo Stato ebraico e sulla presunta persecuzione che esso avrebbe fatto dei palestinesi: c’è anche la disseminazione di un discreto numero di vere e proprie bubbole, con invenzione di fatti inesistenti e citazioni fasulle di fonti rimaneggiate. Ma, appunto, una casa editrice è liberissima di fare commercio delle opere di un tal personaggio.

Com’è una scelta – lecita, ma scelta – il libero partecipare all’ormai quasi compiuta opera di negazione del 7 ottobre, nel solco della tradizione fin troppo nota (ed evidentemente inesausta) diretta a farla finita una buona volta con l’eterna lamentazione ebraica. E a togliersi finalmente di dosso questa insopportabile camicia di forza della memoria. La strumentazione liberatoria è ben sperimentata.
Le manifestazioni e i convegni intitolati alla “resistenza” del 7 ottobre. Il repulisti, e pedissequo affidamento alla monnezza, dei manifesti con le immagini degli ebrei rapiti il 7 ottobre. E via di questo passo, con ineffabile allure negazionista. Ma un buon libro sulla “fine di Israele” per celebrare come si deve il prossimo 7 ottobre mancava, e per fortuna Fazi Editore ci ha messo una pezza.
