Saranno le fibrillazioni di chi si sente già in campagna elettorale, sarà il sempreverde bigottismo italiano, ma ieri la commissione giustizia della Camera ha adottato il testo base della legge dei Fratelli d’Italia che propone di istituire il reato universale contro la gestazione per altri. Una follia: giuridica, politica, umana. È molto difficile che diventi legge dello Stato, ma se così fosse verrebbero criminalizzate tutte quelle coppie che vanno all’estero, in quei Paesi dove è consentito. In Italia infatti c’è già un ferreo divieto e la gestazione per altri è punita con due anni di galera.
Ma la galera, si sa, in questo Paese non basta mai soprattutto se si possono punire le scelte che riguardano la sfera privata. E quindi perché non punire anche chi va all’estero? Perché non seminare qui e là, a piacimento, altri anni in gattabuia? Presto fatto. Complici dei Fratelli d’Italia anche Forza Italia (con forte rammarico del forzista Elio Vito), Lega e alcuni esponenti del gruppo misto. A contendere ai sovranisti la palma del miglior testo base, quello di Mara Carfagna che differisce di poco dalle idee di Giorgia Meloni. È una proposta, oltre che una cultura, punitiva, crudele nei confronti di quelle coppie che scelgono questa forma di fecondazione assistita. Nei confronti di tutti quei genitori che hanno già dei figli, li amano, li hanno voluti e adesso si sentono minacciati nei loro affetti più intimi. Non si tratta di non contemplare dubbi o di zittire le voci di dissenso, ma di stigmatizzare in maniera radicale l’idea che quando non si approva una scelta altrui, anche se controversa, si utilizzi sempre e solo un metodo: processare, condannare, mettere le manette. Anche all’amore per un figlio, anche al desiderio di diventare genitori.
Il testo base adottato dalla commissione giustizia è anche un obbrobrio dal punto di vista giuridico. Lo spiega bene Filomena Gallo dell’Associazione Luca Coscioni: «Un fatto per essere considerato reato e quindi essere punibile in Italia se commesso all’estero, deve essere necessariamente reato nel Paese straniero dove lo stesso è commesso». Facile, chiaro. I nostri legislatori, vogliamo sperare, lo sanno bene. E usano questa legge, pur sapendo che non è compatibile con il diritto internazionale, per attaccare come se fosse una clava le vite delle tante famiglie che in Italia (nel 2019 erano circa 3000) sono andate all’estero. L’associazione Luca Coscioni, insieme ad altre realtà, ha infatti depositato alla Camera una proposta di legge per regolamentare la gestazione per altri in Italia nella versione solidale, senza commercializzazione. Ma visto questo clima, tutto fa prevedere che questa proposta non verrà mai accolta: nel nostro Paese è impossibile sfuggire alla regola punitiva, alla volontà di stabilire per legge i limiti dell’etica altrui.
Oggi molti giornali scriveranno “utero in affitto” dando da subito una connotazione negativa al fatto che una donna, fuori dalla coppia etero o omo, decida di portare avanti la gravidanza per altri. In quella espressione c’è più che una critica, c’è una condanna. C’è la lettera scarlatta impressa sul petto di quelle coppie che hanno deciso di chiedere aiuto. Lo sfruttamento va punito. Ma è pieno di storie di amore, di sintonia tra la donna che ha portato in grembo il bimbo e i genitori che lo hanno voluto e che lo educano. Sono temi importanti, difficili, su cui è giusto fare una discussione seria. Invece la si butta in caciara con una proposta che di internazionale ha solo la figuraccia che fanno i politici che l’hanno pensata.
