La lezione senza tempo della Dc ai finti pacifisti

Il corteo contro il riarmo contro la guerra e contro la Nato, organizzata dai movimenti con Partenza da Piazza Vittorio e arrivo a Via dei Fori Imperiali, Sabato 21 Giugno 2025 (foto Valentina Stefanelli / LaPresse) The procession against rearmament, against war and against NATO, organized by the movements with departure from Piazza Vittorio and arrival in Via dei Fori Imperiali, Saturday 21 June 2025 (photo Valentina Stefanelli / LaPresse)

“La pace sì, ma nella sicurezza”. Questo è stato il concreto insegnamento, ricco di cultura politica, di sano realismo di governo e di fedeltà laica alla tradizione del cattolicesimo politico italiano che ha sempre caratterizzato il comportamento dei grandi leader e statisti della Democrazia Cristiana.

Il finto pacifismo

Al di là delle diverse sfumature, del tutto comprensibili in un grande partito popolare, interclassista e di massa, l’unico elemento che non ha mai campeggiato in quel partito è stato un pacifismo fine a sé stesso o un finto pacifismo, come si direbbe oggi. Perché, appunto, l’anelito alla pace non era mai disgiunto dalla necessità di garantire un futuro di sicurezza all’Italia e, di conseguenza, all’intera Europa. E questo per una ragione molto semplice e, al tempo stesso, impegnativa. Ieri – e come oggi, del resto – senza una politica di sicurezza e, soprattutto, senza una “difesa comune” a livello europeo ed internazionale, ci si espone all’avventurismo e, puntualmente, ci si consegna a chi possiede mezzi e strumenti capaci di condizionare e di comandare il mondo intero.

Manca la cultura di governo

Ora, e per fermarsi ai professionisti del pacifismo nostrano – in prima linea e come sempre, i trasformisti e i populisti di turno: dai 5 stelle alla Lega di Salvini, dagli estremisti di Avs a molti settori del Pd, fino ai vari fondamentalisti violenti e settari – emerge un dato politico inequivocabile. E cioè, la radicale mancanza di cultura di governo di questo schieramento. Un’assenza che sarebbe devastante se un’alleanza del genere dovesse guidare un grande Paese come l’Italia e se, a maggior ragione, dovesse contribuire a costruire una strategia di difesa comune a livello europeo. E questo non solo perché, e storicamente, il ricorso sistematico alla piazza è radicalmente alternativo a qualsiasi cultura di governo, ma anche per la semplice ragione che, quando la costruzione della pace viene slegata dalla garanzia della sicurezza, si ha la sistematica certezza che le grandi potenze militari – e purtroppo nucleari – hanno la possibilità concreta di governare il pianeta senza interferenze.

La vera e grande lezione dei democratici cristiani

Ecco perché questa resta una regola basilare e, in qualsiasi contesto politico e democratico, conserva una straordinaria attualità e modernità. E non soltanto per i cattolici impegnati in politica, ma per tutti coloro che non si limitano ad accarezzare o a fomentare la piazza. Perché su questo versante, e molto semplicemente e senza alcuna polemica, emerge una vera e gigantesca differenza tra chi ha una cultura e una postura di governo e chi, goliardicamente, si limita a sventolare le bandiere e a urlare slogan nelle piazze contro tutti coloro che non condividono la loro posizione. E, forse, è anche per queste ragioni che il cittadino italiano, nel momento in cui deve scegliere da chi farsi governare e soprattutto in una fase storica difficile e complessa come quella che stiamo vivendo, opta per chi lavora per la pace senza dimenticare, però, la garanzia della sicurezza. E questa resta, al di là delle chiacchiere e della propaganda, la vera e grande lezione dei democratici cristiani.