La parata militare di Parigi è stata diversa rispetto agli ultimi anni. Secondo il governatore militare della capitale francese, il generale Loic Mizon, la sfilata per celebrare la presa della Bastiglia è stata “organizzata come una vera e propria operazione militare”. E gli oltre 5600 soldati fatti marciare per gli Champs-Elysées dovevano inviare un segnale chiaro: quello di una Francia pronta a combattere, e difendere quella libertà che il presidente Emmanuel Macron ritiene essere in pericolo come non accadeva dal 1945. Il discorso del capo dell’Eliseo è stato schietto, come non accadeva da anni, quantomeno sul fronte della difesa.
Macron e “la libertà minacciata”
Durante il consueto incontro con le forze armate alla vigilia della festa nazionale presso l’Hôtel de Brienne, il presidente ha usato toni durissimi. “Mai dal 1945 la libertà è stata così minacciata”, ha dichiarato il vertice dell’Eliseo. L’Europa è “in pericolo in un momento in cui la guerra è arrivata sul nostro suolo con l’invasione dell’Ucraina” ha detto il capo dello Stato, “mentre gli Stati Uniti hanno aggiunto una forma di incertezza” riguardo alle alleanze in generale e al sostegno a lungo termine a favore Kyiv. Secondo Macron, “la nostra Europa si trova sull’orlo di un vasto arco di crisi”. E nonostante la crisi di leadership, la perdita nei consensi confermata dalle ultime tornate elettorali e una situazione finanziaria che non fa certo sorridere le casse di Francia, Macron ha deciso che in questo momento il bilancio della difesa sarà di nuovo rafforzato. Nel 2026, la spesa militare aumenterà di altri 3,5 miliardi. L’obiettivo è di mettere sul piatto altri tre miliardi di euro in più nel 2027. E come hanno spiegato gli esperti, con questo ruolino di marcia Macron avrà di fatto raddoppiato il budget della difesa nell’arco dei suoi due mandati alla guida del Paese. Nel 2017, i soldi investiti per la Difesa erano 32 miliardi di euro. Ora, nel 2027, si potrebbe arrivare a 64 miliardi.
Le parole di Macron sono state quelle che da sempre caratterizzano un certo militarismo dei capi dello Stato francese. E si percepisce quel senso di “grandeur” che non ha mai abbandonato Parigi nonostante gli evidenti squilibri interni e le recenti (gravi) sconfitte strategiche nel mondo, a partire da quello che un tempo era la “Françafrique”, l’ex impero coloniale francese. L’inquilino dell’Eliseo però è stato molto duro. “Di fronte a un mondo più brutale, la nazione deve essere più forte”, ha sentenziato Macron, perché “per essere liberi in questo mondo, bisogna essere temuti; per essere temuti, bisogna essere potenti”. La svolta sulla difesa e l’aumento del suo budget confermano così questa convinzione del presidente francese. Ma per Macron si tratta anche di unire tre diverse esigenze. Da una parte, c’è una Francia che si percepisce indebolita, nonostante i proclami del suo leader. E questa debolezza sul piano geopolitico si ripercuote anche su un fronte interno instabile. C’è poi anche un tema continentale.
La minaccia russa
La questione russa è fondamentale. Al punto che il presidente francese, parlando al ministero delle Forze armate, ha dichiarato che “la minaccia russa è preparata, organizzata e duratura” e che “dobbiamo essere in grado di affrontarla e dobbiamo organizzarci per affrontare questa minaccia e scoraggiarla”. Ma c’è anche un tema di leadership. La Francia non ha mai abdicato a un possibile ruolo di guida militare e diplomatica dell’Unione europea. E lo si è visto anche nell’ultima mossa decisa nella base di Northwood, in Inghilterra, con la dichiarazione con cui Macron e il premier britannico Keir Starmer hanno annunciato il coordinamento dei rispettivi arsenali nucleari. Ma a questi due livelli si aggiunge poi il grande dossier dei rapporti transatlantici. Donald Trump, da quando è arrivato alla Casa Bianca, ha rappresentato un enorme punto interrogativo sia nel breve che nel lungo termine.
L’instabilità nei rapporti tra alleati è ormai una costante. Ma a questa precarietà latente nei rapporti tra Washington e il resto delle cancellerie europee (e non solo) si unisce anche il nodo delle spese della Nato. Il presidente degli Stati Uniti vuole che i Paesi membri dell’Alleanza paghino di più per la propria sicurezza. Molti Paesi si sono dati da fare da subito per incrementare i propri budget nazionali. Altri (tra cui l’Italia) sono ancora molto indietro rispetto agli obiettivi prefissati. E Parigi non può rimanere indietro rispetto alla corsa agli armamenti e alla modernizzazione delle forze armate.
