Giorgia Meloni risponde. Dice senza dire niente. Risponde all’assessore alle politiche sociali del Comune di Napoli Luca Trapanese che le aveva scritto una lunga lettera per parlare di adozioni, di genitori single e di coppie omosessuali che desiderano adottare un bambino. La Meloni risponde con una supercazzola, ma risponde ed è questo il “valore aggiunto”. Non ha un’opposizione valida, ha capito il gioco e quindi tiene botta a Cagliari quando il ragazzo insorge sul palco con la bandiera della Lgbt, tiene botta e risponde a Luca Trapanese. E la gente non premierà i contenuti, al quanto discutibili, premierà la risposta.
Ha capito dove puntare, ha imparato o quasi le lingue, parla alla stampa estera, scrive discorsi, risponde alla signora che al suo comizio elettorale storce il naso, risponde ai giornalisti, risponde sui social. Lei risponde. Cosa dica non importa. È questo il nodo, è questo il guaio enorme di questa società e di questa generazione. In un mondo sempre più social dove i ragazzini scrivono indemoniati ai loro fan, spesso influencer, senza neanche le basi grammaticali per scrivere in un italiano comprensibile, e scrivono senza mai ricevere risposte. In una società dove i giornalisti vengono zittiti, come quando Giuseppe Conte arrivò a Napoli per sponsorizzare la candidatura dell’attuale sindaco Manfredi e a una domanda di un collega, che si era sorbito due ore di conferenza stampa e giustamente voleva togliersi una curiosità, rispose con un secco “decido io, ora basta domande”. O quando sempre i 5Stelle (alla stessa conferenza stampa) esordirono con “le domande si fanno su questi argomenti”. No, cari politici, la stampa è libera e liberi sono i cittadini e di conseguenza altrettanto libere sono le domande.
Ecco, in questo contesto sociale e politico Giorgia Meloni risponde, risponde a tutti. Ed è per questo che i suoi consensi aumentano. Batte non sui contenuti, ma sulla forma. Giorgia risponde a Luca Trapanese con cortesia, sembra aprire a una possibile riflessione. Ma non è così, non si allontana neanche per un istante dal suo grido di battaglia: io sono Giorgia, sono una madre, sono cristiana. È questo il suo mantra travestito da gentilezza. E non lo nasconde quando scrive apertamente: meglio due genitori, meglio una madre e un padre per un bambino. Nessuno spiraglio, nessun confronto vero, nessuna riflessione da fare insieme. Non va allo scontro con le sue idee “folli” ma le maschera. Non dice niente. Ma ha risposto. E questo basta. Anzi, purtroppo, a quanto pare basterà…
