Ripone fiducia in Zelensky e nella sua volontà di proteggere il proprio Paese, Oles Horodetskyy, Presidente dell’Associazione cristiana ucraini in Italia. Davanti al famoso dilemma sorto con il piano di pace di Trump, il capo di Kyiv, secondo Horodetskyy, non rinuncerà mai alla dignità del suo popolo.
Partiamo dal cuore del problema, cosa ne pensa del progetto di pace di Trump?
«Qualsiasi piano di pace sarà infattibile finché non ci sarà la volontà di pace dell’aggressore. L’Ucraina, sotto la pressione americana, si è dimostrata disponibile a diverse trattative. Dall’altra parte, la posizione è rimasta invariata dal 24 febbraio 2022, se non da prima: Putin vuole controllare l’Ucraina, o posizionando un “Lukashenko” alla guida oppure occupandola e costringendola alla resa».
Dopo l’arrivo del piano americano, Zelensky aveva affermato di dover scegliere tra la dignità del suo popolo e il suo alleato più prezioso. Ha già preso la sua decisione? O è tutto ancora da vedere?
«Sono convinto che l’Ucraina non accetterà le pretese di Putin. Questa non è una guerra per il territorio, è una guerra per l’esistenza stessa del nostro Paese. Il presidente russo avrà sempre una nuova richiesta. Sono sicuro che Zelensky non potrà mai sottostare a una simile volontà e sceglierà di rinunciare, a questo punto, al suo alleato. Preferire la dignità non gli farà perdere il popolo ucraino e lui lo sa».
Da questa decisione, però, può dipendere anche il suo futuro da presidente, non è così?
«Penso che in questo momento la questione delle future elezioni sia ancora molto lontana. C’è una forte unità tra la maggioranza degli ucraini e il suo presidente. Se Zelensky si arrenderà, non ci saranno più elezioni in Ucraina e verrà nominato qualcuno dalla Russia per influenzare il Paese».

Nelle ultime ore, tra le questioni chiave dei negoziati, il consigliere russo Ushakov ha menzionato l’eventuale adesione dell’Ucraina alla Nato. La Russia è davvero disposta a permetterlo? E se sì, a quale prezzo?
«La questione Ucraina-Nato è sorta dopo l’aggressione del 2014. Il Parlamento ucraino aveva inserito il desiderio di entrare nell’Alleanza anche dentro la sua costituzione. Si tratta di una necessità per Kyiv affinché ci siano garanzie reali sulla sicurezza del Paese e non soltanto sulla carta, come per il memorandum di Budapest. Pertanto, credo che una condizione del genere non possa essere accettata dalla Russia: ha attaccato l’Ucraina proprio per impedire che ciò avvenisse».
Passando all’Unione Europea, anche qui esistono degli “impedimenti”. Consideriamo in primis la difficoltà nel prendere una decisione sugli asset russi congelati. La comunità ucraina come interpreta questa forte incertezza da parte di Bruxelles?
«È una domanda difficile. L’intenzione di Putin è dividere il blocco euroatlantico. E pare che ci stia riuscendo. L’Unione dovrebbe superare la norma del voto all’unanimità per aggirare gli ostacoli posti davanti alle sue iniziative. Di fronte ai massacri che la Russia svolge ogni giorno in Ucraina, parlare del diritto internazionale perché qualcuno teme un processo o delle ripercussioni legali da parte della Russia, mi sembra proprio da ipocriti. Dall’altro lato c’è un assassino che non teme niente. Con Putin bisogna parlare la sua lingua: qualsiasi indecisione da parte degli europei viene interpretata come una debolezza e, allo stesso tempo, uno stimolo a procedere per la sua strada».
