Inoltre, la damnatio da cui deriva gran parte dell’instabilità e che può generare disastrosi effetti sistemici, è la quasi coincidenza tra il “numero effettivo dei partiti” e il “numero dei partiti che contano”. Il primo indicatore misura la quantità di forze politiche presenti in un sistema politico, mentre il secondo valore fa riferimento a quei partiti che abbiano un reale peso specifico in termini di negoziazione e penetrazione sociale. Oggi le due scale di grandezza coincidono quasi perfettamente proprio a indicare che il sistema è iper-frammentato, senza guida, senza leadership. Una debolezza non solo dentro i partiti, ma anche tra i partiti. E il sistema elettorale, soprattutto se proporzionale, non potrà che “fotografare” questo stato di atomizzazione. Indubbiamente ci sono stati e ci sono leader, ma manca la visione di lungo periodo. Di capi di partiti abbiamo già detto, mentre di veri leader c’è poco all’orizzonte. Silvio Berlusconi, Umberto Bossi e in parte Beppe Grillo sono dotati di carisma, per il resto si fa confusione tra autorevolezza ed autorità, popolarità, riconoscibilità e notorietà. L’idea che però il Paese sia pervaso da leader e che addirittura esista il rischio di eccessiva personalizzazione o persino rischio autoritario da esso conseguente, affascina ed è gradevole al palato per chi si annoia ad approfondire. Consola, assolve e lascia la speranza, vana, che arrivi un altro uomo(donna) della provvidenza a redimere il Paese. Una visione sostanzialmente autoritaria e pre-politica, ma tant’è. L’Italia, dunque, ha urgente bisogno di colmare la lacuna di leadership, non di contrastare una inesistente deriva “leaderistica”. Non abbiamo la disfatta della Prima guerra mondiale, non abbiamo il trattato di Versailles, e le sue condizioni capestro, ma le condizioni economiche, e soprattutto le diseguaglianze, destano forte preoccupazione. Certo, non esistono solo i leader politici o meglio quelli partitici, e si può attingere da una riserva esterna ad esse, purché si palesi. Nelle more il Capo dello Stato Sergio Mattarella rimane il leader politico ed istituzionale del Paese, de jure e de facto. Non funzionando adeguatamente il sistema dei partiti, anche per l’assenza di incentivi istituzionali coerenti in tal senso a livello nazionale, compresi quelli di cui si sta discutendo per il futuro, la nostra forma di governo funziona abbastanza stabilmente come forma parlamentare a correttivo presidenziale. Ma questo è parte del problema più che una soluzione definitiva.
La politica è piena di leader, ma nessuno si assume la responsabilità sociale
