La premier Giorgia Meloni vola a Washington: Congresso e Casa Bianca, poi il party con le imprese

Oggi Giorgia Meloni arriva a Washington. Sola, o quasi: con una delegazione all’osso. Nessun ministro. Nessun sottosegretario. E per questa volta, neanche Giovanbattista Fazzolari sarà con lei in missione. La protagonista è una sola, Meloni. Ospite attesa prima al Congresso e poi alla Casa Bianca da Joe Biden per un confronto tra alleati perfino più allineati delle aspettative. La tre giorni prevede un’agenda fitta, sulla quale hanno lavorato in simbiosi perfetta il consigliere diplomatico di Palazzo Chigi, Francesco Talò e l’ambasciatrice italiana a Washington, Mariangela Zappia.

Quando saranno le 16,15 italiane, la Presidente del consiglio varcherà il portone di Capitol Hill. Prima al Congresso per incontrare i leader dei gruppi politici del Senato e poi per incontri alla Camera dei Rappresentanti. A seguire dichiarazione congiunta alla stampa con lo speaker della Camera Kevin McCarthy. Alle 20.55 in Italia – il protocollo annota i cinque minuti esatti – sarà alla Casa Bianca. Nella Roosevelt Room firmerà il libro d’onore. Subito dopo sarà ricevuta nello Studio Ovale da Biden. Ci sarà un colloquio tête-à-tête seguito da un incontro allargato alle rispettive delegazioni. Se il primo durerà più a lungo del secondo, sarà fumata bianca. La preparazione diplomatica attenta lascia presagire che non può che andare bene.

I temi dell’incontro con Biden riguardano il fronte caldo dell’Ucraina, sul quale Meloni ha confermato una postura atlantista lineare. E però c’è dell’altro. A quanto apprende Il Riformista sul menù proposto alla Premier il piatto forte è quello delle spese militari: gli Usa batteranno sul tasto del 2% da destinare agli stanziamenti per la Difesa. Una richiesta che gli Stati Uniti reiterano da anni – iniziarono, trovandolo concorde, con Giuseppe Conte – e che adesso torna a farsi insistente. La case history dell’Ucraina è lì a sottolineare l’urgenza di adeguare i fondi alle nuove esigenze. E sulla Cina, sarà Biden ad ascoltare i propositi della mediazione di Roma sui trattati commerciali con Pechino.

La decisione italiana sulla Via della Seta è di grande interesse per gli alleati, dato che l’Italia è l’unica tra i big ad avere sottoscritto il Memorandum con la Cina (se ne occupa oggi Paolo Guzzanti, a pagina 5). Meloni metterà poi in cassa comune gli esiti della Conferenza di Roma sulla migrazione e lo sviluppo, il vertice Fao e la firma dell’accordo Ue-Tunisia e con ogni probabilità metterà l’accento sull’attuale strategia italiana verso il Mediterraneo e l’Africa (il cosiddetto ‘Piano Mattei’), sull’intreccio di sfide securitarie, migratorie ed energetiche al centro dell’attenzione italiana e dell’Unione europea. Biden ha in serbo una sorpresa finale: farà arrivare nello Studio ovale il nuovo ambasciatore Usa, Jack Markell, ex governatore del Delaware, che arriverà a Roma in ottobre. Ha superato un primo audit al Senato americano e dopo l’estate prenderà posto a Via Veneto.

I bilaterali italo-americani si succedono, per la verità, con regolare frequenza da quando si è insediato il nuovo esecutivo. Alla vigilia, fu Adolfo Urso a guidare quattro giorni di incontri. Poi ci fu la visita di Antonio Tajani. Quindi un bilaterale sulla sicurezza con la presenza a Washington del ministro Matteo Piantedosi. E infine il viaggio di Valentino Valentini, viceministro alle Imprese e made in Italy. Fra Giorgia Meloni e Joe Biden, che si sono già incontrati al G7, “c’è grande solidarietà e partnership sull’Ucraina, questo rende il loro patto e la loro amicizia molto significativi”, dice ad AdnKronos il giornalista Giampaolo Pioli, che dirige “La voce di New York”. Il ruolo della comunità italo-americana non è di secondo piano. Nel Congresso è attivo un intergruppo di sei parlamentari Usa che rivendicano origini italiane, portando in dote anche un bottino interessante per le prossime presidenziali.

E gioca un ruolo di primo piano la National Italian American Foundation. Sono loro ad aver organizzato, insieme alla dell’American Chamber italiana, affiliata alla Chamber of Commerce di Washington, un ricevimento presso la residenza dell’Ambasciatore italiano. Poco più di cento gli invitati: ci saranno i capi del gigante del petrolio Baker Hughes, che in Italia ha il Nuovo Pignone. La Hewlett Packard Enterprise con i suoi vertici. E tanti altri: tutta la business community italoamericana è sollecitata. Intel rimane un dossier aperto, l’Italia è in corsa. Simone Crolla, di AmCham, lavora al lancio di Select Italy. Domani alle 16.10 Meloni sarà al Cimitero di Arlington dove assisterà alla cerimonia di cambio della Guardia e renderà omaggio alla Tomba del Milite Ignoto.